ELISABETTA CONTRO IL PATRIARCATO

QUELLA SERA ELISABETTA ERA AL TEMPO STESSO ECCITATA ED IMPENSIERITA.

AVEVA CHIESTO DI USCIRE A FEDERICO: SEMBRAVA UN RAGAZZO A POSTO, PER BENE, ED ELISABETTA SPERAVA CON TUTTO IL CUORE CHE NON FOSSE UNO DI “QUELLI”.

MA LE SUE SPERANZE ERANO DESTINATE AD INFRANGERSI CONTRO UN MURO: LO SPESSO E VIOLENTO MURO DEL PATRIARCATO.

GIA’ VARCANDO LA SOGLIA DI CASA EBBE LE PRIME AVVISAGLIE DI CIO’ CHE LA SERATA AVEVA IN SERBO PER LEI: LA POLO BIANCA ERA LI’, PARCHEGGIATA AD ATTENDERLA.

SULLA FIANCATA C’ERA SCRITTO, CON UN SUBDOLO INCHIOSTRO CHE SOLO LEI POTEVA VEDERE: “ECCO LA MIA MACCHINA, DA ME POSSEDUTA IN QUANTO UOMO DOMINANTE. ENTRANDOVI, TU ACCETTERAI LA MIA SOVRANITA’ SU DI TE. MI ACCETTERAI COME TUO PADRONE, PERCHE’ SEI TROPPO DEBOLE PER ARRIVARE A DESTINAZIONE CON LE TUE FORZE. ED IO RICEVERO’ GONGOLANDO IL TUO ATTO DI SOTTOMISSIONE: FORSE EMETTERO’ PERSINO UNA SCORREGGIA IN SEGNO DI DOMINIO.”

COME SE CIO’ NON BASTASSE, FEDERICO ERA USCITO DALLA MACCHINA… E LE AVEVA APERTO LA PORTIERA.

ELISABETTA, IGNORANDO I SUOI MIGLIORI ISTINTI, DECISE DI FAR FINTA DI NIENTE DI FRONTE A QUELL’EVIDENTE SEGNALE DI PERICOLO, E SI SEDETTE DI FIANCO AL “MASCHIO”, NELLA SEDIA DEL “PASSEGGERO”.

“CHE BEL VESTITO”, DISSE FEDERICO.

IL TRADUTTORE SIMULTANEO DI ELISABETTA FECE SUBITO IL SUO DOVERE: “CHE BEL VESTITO: SEI STATA MOLTO BRAVA, IN QUANTO DONNA, A RISPETTARE IL TUO RUOLO DI OGGETTO. IL TUO COMPITO NON E’ DI ‘ESSERE’, MA DI ‘APPARIRE’: SEI INFATTI SOLTANTO UNA MERA DECORAZIONE, SOLO UNO DEI TANTI ACCESSORI DEL MASCHIO, E COME TALE DEVI COMPORTARTI. ZOCCOLA.”

ELISABETTA LO FULMINO’ CON LO SGUARDO, MA DECISE, ANCORA UNA VOLTA, DI SOPRASSEDERE A QUELLA VIOLENTA MICROAGGRESSIONE.

GIUNTI INFINE AL RISTORANTE, FEDERICO LA AIUTO’ AD USCIRE DALLA MACCHINA, E LE APRI’ LA PORTA: ELISABETTA CERCO’ DI NON SCOPPIARE A PIANGERE.

UNA VOLTA DENTRO, AL MOMENTO DI ORDINARE DA BERE, FEDERICO NON PERSE L’OCCASIONE PER CONTINUARE NEI SUOI ABUSI:

“CAMERIERE UN LAMBRUSCO? MMMMHHH… NO FORSE E’ TROPPO FORTE. ELI… PREFERIRESTI UN PROSECCHINO LEGGERO?”

ELISABETTA LO FISSO’ CON ESPRESSIONE DI SFIDA: “IL LAMBRUSCO VA BENISSIMO.”

QUANDO POI IL VINO ARRIVO’, SI CONSUMO’ L’ESTREMO ATTO DI VIOLENZA: ELISABETTA STAVA PER PRENDERE LA BOTTIGLIA, MA FEDERICO LA PRECEDETTE LESTO: “OH LASCIA CHE TI AIUTI.” ELISABETTA LO GUARDO’ IMPASSIBILE, MENTRE L’UOMO VERSAVA LA FRUTTATA OPPRESSIONE NEL CALICE DELLA “SUA FEMMINA”: SORRIDEVA FELICE, TRONFIO DELLA SUA AUTORITA’ DI MASCHIO ALFA, COME SE LA BOTTIGLIA NELLE SUE MANI FOSSE UN SIMBOLICO FALLO, ED IL BICCHIERE UNA PASSERA SUPINA ED INDIFESA, I CUI GIA’ SCARSI DIRITTI ERANO PRONTI AD ESSERE AFFOGATI GOCCIA DOPO GOCCIA NEL DIONISIACO LIQUIDO PATRIARCALE.
QUELLO ERA VERAMENTE TROPPO – PENSO’ ELISABETTA – PER FEDERICO NON CI SAREBBE STATO UN SECONDO APPUNTAMENTO.

POI, MENTRE USCIVANO DAL LOCALE, FEDERICO PRONUNCIO’ ‘LA FRASE’: “E’ BUIO, LASCIA CHE TI RIACCOMPAGNI A CASA.”
FU TROPPO: “STAMMI LONTANO FIGLIO DI PUTTANA!”

“ELI MA COSA DICI?!?”

“AIUTO!!! AIUTO!!! POLIZIA!!!!

“SEI IMPAZZITA!?!? COS’E’ SUCCESSO? FERMATI UN ATTIMO!”

MA PRIMA CHE IL CRIMINALE POTESSE METTERE IN ATTO I SUOI LOSCHI SCOPI, SULLA SCENA ARRIVO’ UNA VOLANTE A SIRENE SPIEGATE, E DUE POLIZIOTTI NE USCIRONO PER FAR SCUDO ALLA RAGAZZA.

“SIGNORINA COS’E’ SUCCESSO?”

“HA DETTO CHE VOLEVA ACCOMPAGNARMI A CASA!!! CHE NON POSSO TORNARE A CASA DA SOLA!!!!!”

I DUE AGENTI ESTRASSERO LE PISTOLE D’ORDINANZA E LE PUNTARONO CONTRO FEDERICO: “A TERRA PEZZO DI MERDA! A TERRA!!!!!!!!!!!!!!!! GIAMPIERO, AMMANETTALO!!!”

“RAGAZZI CI DEV’ESSERE STATO UN EQUIVOCO! LASCIATEMI SPIEGARE!”

“CI HA GIA’ SPIEGATO LA SIGNORINA! STAI DICENDO FORSE CHE NON E’ IN GRADO DI SPIEGARE LA SITUAZIONE??? MI FAI SCHIFO!!!!”

I POLIZIOTTI, DOPO AVERLO ACCURATAMENTE PESTATO E SPUTATO, AMMANETTARONO FEDERICO E LO SCARAVENTARONO DENTRO LA VOLANTE.

“NON SI PREOCCUPI SIGNORINA. QUESTO BASTARDO RESTERA’ AL FRESCO PER MOLTO MOLTO TEMPO.”

“GRAZIE MILLE RAGAZZI. NON E’ CHE POTRESTE DARMI UNO STRAPPO A CASA?”

“OVVIAMENTE NO. SIAMO PERSONE PER BENE”, E PARTIRONO SGOMMANDO.