UNA CANZONE DI SFOGLIA E MORTE: PARTE DECIMA

LERNER E ABU FALAFEL ERANO LI’, INGINOCCHIATI DI FRONTE AL GRAN MOGUL BOLDI, LE MANI LEGATE DIETRO LA SCHIENA.
UN MANIPOLO DI RUMENI, NASCOSTI DENTRO IL GRANDE CAMION DI LEGNO, AVEVA APERTO LE PORTE ALL’ORDA DEL MOGUL DURANTE LA NOTTE. PER I JIHADISTI, IMPEGNATI IN UNA SELVAGGIA MACARENA, NON C’ERA STATA POSSIBILITA’ DI RESISTERE.
GADDULLAH GUARDAVA IL SUO ATTENDENTE DIGRIGNANDO I DENTI: “TUA NONNA E’ UNA TESTA DI CAZZO, ABU FALAFEL.”
“E’ MORTA, MIO EMIRO.”
“OH SCUSAMI, MI DISPIACE: E-R-A UNA TESTA DI CAZZO.”
LERNER ALZO’ LO SGUARDO: DIETRO AL MOGUL BOLDI, IN MEZZO AGLI ALTI UFFICIALI RUMENI, RIUSCI’ A SCORGERE IL TRADITORE, AL SALVINI, CON LA TESTA ABBASSATA PER LA VERGOGNA.
“E TU, MARRANO, L’HAI AVUTA TU QUESTA IDEA DEL CAMION EH? ALLAH TI SCULACCERA’ MOLTO FORTE APPENA TI METTE LE MANI ADDOSSO.”
BOLDI RIDACCHIO’ DI GUSTO: “AHAHAH! GAD, VECCHIO NEMICO, NON BIASIMARE QUESTO PICCOLO, MORBIDO CODARDO. HA FATTO LA SCELTA GIUSTA: HA DECISO DI SALVAGUARDARE LA SUA FRESCA PASSERINA DA ORRORI INNOMINABILI. SIETE VOI CHE AVETE CALCOLATO MALE: SECONDO LA SACRE TAVOLE DELLA LEGGE RUMENA, SE LA GUARNIGIONE ASSEDIATA RESISTE PER PIU’ DI UN MESE ALL’ORDA, GLI UFFICIALI DEVONO ESSERE SOTTOPOSTI ALL’ASSORBIMENTO.”
LERNER E ABU FALAFEL SI SCAMBIARONO UNO SGUARDO ANGOSCIATO.
“L’ASSORBIMENTO? UN ATTIMO. SONO UN EMIRO DI ALTO RANGO, IL CALIFFO SARA’ SICURAMENTE DISPOSTO A PAGARE UN SOSTANZIOSO RISCATTO. SI TRATTA DI GUERRA SI’, MA PUR SEMPRE DI GUERRA FRA GENTILUOMINI. NON C’E’ BISOGNO DI QUESTA BARBARIE.”
“GAD, GAD”, SOSPIRO’ BOLDI SCUOTENDO LA TESTA, “IN ALTRE CIRCOSTANZE SAREI STATO D’ACCORDO CON TE, MA NOI RUMENI SEGUIAMO LA NOSTRA LEGGE DA DIECIMILA ANNI. PERCHE’ DOVREMMO SMETTERE PROPRIO ORA?”
QUINDI SI GIRO’ VERSO I SUOI SOLDATI: “FORZA, DIAMO INIZIO ALL’ASSORBIMENTO!”
BATTENDO LE MANI A RITMO, PRIMA PIANO POI SEMPRE PIU’ FORTE, I RUMENI INIZIARONO AD INTONARE IL CANTO DELL’ASSORBIMENTO, ACCOMPAGNATI DALL’ORCHESTRA DELL’OPERA DI BUCAREST:
“ALEI LEI LEI LEI LEI LEII LAAAAA, DIBIDALIBOMBA, CICA CICA BOMBA!!!!”
“INIZIAMO DA LUI”, ESCLAMO’ BOLDI INDICANDO ABU FALAFEL.
IL MOGUL SI ABBASSO’ I CALZONI.
“NOOOO, NOOOOO!!!!!!” GRIDO’ DIMENANDOSI ABU FALAFEL.
“TENETELO FERMO PER DIO!”
DUE ROBUSTI GUERRIERI RUMENI IMMOBILIZZARONO ABU FALAFEL, MENTRE BOLDI SI GIRAVA, APPOGGIANDO LE GRASSE NATICHE SUL VOLTO DEL GIOVANE JIHADISTA.
“ALEI LEI LEI LEI LEIIII LAAAAA, CICA CICA BOMBA, DIBIDALIBOMBA!!!!”
ABU FALAFEL PROVO’ A RIBELLARSI, CONTORCENDOSI NEL TENTATIVO DI SFUGGIRE AL RISUCCHIO PROCTOLOGICO. POI, REALIZZANDO L’INELUTTABILITA’ DEL SUO DESTINO, SMISE DI MUOVERSI. LE SUE ULTIME PAROLE GIUNSERO A LERNER OVATTATE ATTRAVERSO GLI ORRENDI GLUTEI DI BOLDI: “MI DISPIACE EMIRO, MI DISPIACE DI TUTTO. E’ STATO UN ONORE SERVIRE SOTTO DI LEI.”
“MUORI DA EROE ABU! PRESTO SARAI TRA LE BRACCIA DI ALLAH! TI INVIDIO, AMICO MIO!”
ORMAI DI ABU FALAFEL SI VEDEVANO SOLO I PIEDI, CHE SPUNTAVANO GROTTESCAMENTE ATTRAVERSO LE CHIAPPE DEL MOGUL: LERNER NON LO INVIDIAVA AFFATTO.
“CICA CICA BOMBA, DIBIDALIBOMBA”, CONTINUAVANO A CANTARE I RUMENI.
L’ASSORBIMENTO ERA TERMINATO. BOLDI SI AVVICINO’ A LERNER: “ORA TOCCA A TE, VECCHIA NEMESI.”
GAD NON EBBE IL TEMPO DI PROTESTARE: L’ORRORE CELLULITICO DI QUELLE MOSTRUOSE NATICHE GLI FERMO’ LE PAROLE IN GOLA.
DI FRONTE A LUI L’ANO DI BOLDI, CONTORNIATO DA ANTICHE EMORROIDI, SI STAVA DILATANDO AL RITMO DELLA MUSICA. UNA ZAFFATA DI MORTE MILLENARIA RIEMPI’ LE NARICI DI GAD, MENTRE LA SUA TESTA VENIVA RISUCCHIATA DALLA FORZA ANCESTRALE DI QUELL’EMPIA CAVITA’.
“CICA CICA BOMBA, DIBIDALIBOMBA”
LA LUCE ERA SPARITA.
QUANDO I SUOI OCCHI SI FURONO ADATTATI ALL’OSCURITA’, LERNER RIUSCI’ A METTERE A FUOCO L’INTERNO DELL’ORRIDA AMPOLLA RETTALE: IN LONTANANZA SCHELETRI UMANI, AMMUCCHIATI DISORDINATAMENTE, OROLOGI ABBANDONATI QUA E LA’, UNA BAMBOLA… E POI, IN UN ANGOLO, ABU FALAFEL. SEMBRAVA ANCORA VIVO, ANCHE SE GAD SPERO’ CHE NON LO FOSSE.
POI LERNER CHIUSE GLI OCCHI, IMPLORANDO LA MORTE DI VENIRLO A PRENDERE IN FRETTA.
RIUSCIVA ANCORA A SENTIRE I GUERRIERI RUMENI CHE CANTAVANO, ALL’ESTERNO, MA SEMPRE PIU’ PIANO, COME IN UN SOGNO.
POI, ALL’IMPROVVISO, IL CANTO SI FERMO’. E LERNER SENTI’ UN RUMORE. UN RUMORE ALL’INIZIO IMPERCETTIBILE, MA CHE POI SI FECE SEMPRE PIU’ FORTE, FINO A TRASFORMARSI IN UN BOATO.
E ALLORA LO RICONOBBE.
(CONTINUA…)