SEMBRAVA, A PRIMA VISTA, UNA MACCHIA SENZA SIGNIFICATO. MA A GUARDARE CON PIU’ ATTENZIONE COMINCIAVANO AD APPARIRE, AD UN OCCHIO ESPERTO, PROFILI DI DEMONI ANTICHI, PAESAGGI LONTANI, SEGNI DI UN FUTURO REMOTO.
PIERFERDINANDO EBBE L’IMPRESSIONE CHE LA CHIAVE DI QUEL FUTURO FOSSE ALLA SUA PORTATA. SI GIRO’ LA CARTA IGIENICA TRA LE MANI, COME COPROLOGICO ARUSPICE, TENTANDO DI CARPIRE IL SENSO DI QUELLA MISTERIOSA STRISCIATA DI MERDA.
“ALLORA!?!?!? E’ DA VENTI MINUTI CHE STAI LI’ DENTRO!!!”
CASINI SI RIMISE IL CAPPUCCIO SUL CAPO ED USCI’ SBUFFANDO DAL BAGNO.
IN UN ANGOLO SCARSAMENTE ILLUMINATO DELLA SQUALLIDA TAVERNA, ALFANO ED IL GABIBBO LO ASPETTAVANO IN SILENZIO, MENTRE INTORNO A LORO REGNAVA SOVRANO UN AMALGAMA CAOTICO DI BOCCALI DI BIRRA E VOLGARI CANZONI DA OSTERIA.
“ALLORA? ANCORA NIENTE?”
IL GABIBBO SCOSSE LA TESTA.
ALFANO INDICO’ L’INGRESSO: “ASPETTATE… ECCO… QUELLO DOVREBBE ESSERE LUI.”
NEL LOCALE ERA APPENA ENTRATO UN PESCE CAMORRA, CHE SI STAVA GUARDANDO ATTORNO CON L’ESPRESSIONE DI CHI CERCA QUALCUNO.
ALFANO GLI FECE CENNO DI AVVICINARSI: “GENNARO?”
“UEUEEEE… GIENERAL’!” URLO’ IL PESCE-CAMORRA.
“BELIN ABBASSA LA VOCE PER DIO”, GLI INTIMO’ IL GABIBBO.
GENNARO SI SEDETTE AL LORO FIANCO; “MI SHCUSASSERO LORSIGNORI AGG’ DIMENTICAT’ CHE FOSTE IN INCOGNITO.”
“ALLORA… PUOI PROCURARCI QUELLO CHE TI ABBIAMO CHIESTO?”, DOMANDO’ ALFANO.
“NON IO, MA CONOSCO UAGLIONI CA CONOSCON’ ALTRI UAGLIONI…”
IL GABIBBO LO PRESE PER IL COLLETTO DELLA CAMICIA: “SENTI, PEZZO DI MERDA, DIMMI SOLO CHE CI HAI FATTI VENIRE QUI PER NULLA E PRESTO LA MIA PELLE NON SARA’ L’UNICA COSA ROSSA IN QUESTO POSTO.”
LE BRANCHIE DEL PESCE-CAMORRA SMISERO DI MUOVERSI PER LO SPAVENTO: “UEEE MA GHE E’? SHTAVO A SCHERZA’, SHTATTE CALM’.”
IL GABIBBO MOLLO’ LA PRESA E GENNARO CERCO’ DI RICOMPORSI: “I MEZZI SUBBACQUEI CE STASSERO. IL NOLEGGIO PERO’ FOSSE COSTOSO ASSAI.”
“I SOLDI NON SONO UN PROBLEMA”, REPLICO’ CASINI, “MA NON ABBIAMO INTENZIONE DI NOLEGGIARLI. DOBBIAMO COMPRARLI. CI SERVONO PER UN VIAGGIO DI SOLA ANDATA.”
“UN VIAGGIO DI SOLA ANDATA PER DOVE?”
IL GABIBBO PORTO’ LA MANO ALL’ELSA DI GNERPENDIL, LA SUA MAGICA SPADA CHE SI ILLUMINAVA DI MARRONE IN PRESENZA DI OMOSESSUALI, “QUESTO NAPOLETANO FA TROPPE DOMANDE PER I MIEI GUSTI.”
ALFANO MISE UNA MANO SULLA SPALLA DEL SUO ROSSO AMICO: “NON TI SCALDARE VECCHIO MIO…”. POI, RIVOLTO A GENNARO, “CONOSCI SAN GIOVANNI LUPATOTO?”
IL PESCE-CAMORRA IMPALLIDI’: “QUINDI FOSSE VERO CHILL’ CA DICONO…”
“E’ VERO” SUSSURRO’ ALFANO.
GENNARO FECE PER ALZARSI: “BENE ALLORA VI FACC’ I MIGLIORI AUGURI, MA IO CO’ CHIST’ SHTORIE DI SFOGLIA NON CI VOLESSI AVERE A CHE FARE.”
IL GABIBBO LO RIMISE A SEDERE DI PESO.
“LA SFOGLIA TE LA RITROVERAI IN CASA, SE NON CI DAI UNA MANO”, MORMORO’ CASINI, “ABBIAMO BISOGNO DI ALMENO QUINDICI ORATE-CARGO DA TRASPORTO PESANTE. IL VIAGGIO E’ DI SOLA ANDATA PERCHE’ I MEZZI SARANNO RIEMPITI DI TRITOLO E GUIDATI DA ATTENTATORI SUICIDI.”
GENNARO STRABUZZO’ GLI OCCHI: “E DOVE LI TROVASTE DEGLI ATTENTATORI SUICIDI?”
“DI QUELLO NON TI DEVI PREOCCUPARE. SAPPI SOLO CHE NE ABBIAMO BISOGNO AL PIU’ PRESTO: QUESTA E’ UNA LOTTA CONTRO IL TEMPO, GENNARO, NEL VERO SENSO DELLA PAROLA. SE FALLIAMO, IL MONDO COME LO CONOSCIAMO POTREBBE FINIRE COL NON ESSERE MAI ESISTITO.”
SUL PAVIMENTO SOTTO AL PESCE-CAMORRA SI STAVA ALLARGANDO UNA CHIAZZA GIALLOGNOLA: NON AVEVA CAPITO NIENTE, MA ERA COMUNQUE MOLTO SPAVENTATO.
(CONTINUA…)
PIERFERDINANDO EBBE L’IMPRESSIONE CHE LA CHIAVE DI QUEL FUTURO FOSSE ALLA SUA PORTATA. SI GIRO’ LA CARTA IGIENICA TRA LE MANI, COME COPROLOGICO ARUSPICE, TENTANDO DI CARPIRE IL SENSO DI QUELLA MISTERIOSA STRISCIATA DI MERDA.
“ALLORA!?!?!? E’ DA VENTI MINUTI CHE STAI LI’ DENTRO!!!”
CASINI SI RIMISE IL CAPPUCCIO SUL CAPO ED USCI’ SBUFFANDO DAL BAGNO.
IN UN ANGOLO SCARSAMENTE ILLUMINATO DELLA SQUALLIDA TAVERNA, ALFANO ED IL GABIBBO LO ASPETTAVANO IN SILENZIO, MENTRE INTORNO A LORO REGNAVA SOVRANO UN AMALGAMA CAOTICO DI BOCCALI DI BIRRA E VOLGARI CANZONI DA OSTERIA.
“ALLORA? ANCORA NIENTE?”
IL GABIBBO SCOSSE LA TESTA.
ALFANO INDICO’ L’INGRESSO: “ASPETTATE… ECCO… QUELLO DOVREBBE ESSERE LUI.”
NEL LOCALE ERA APPENA ENTRATO UN PESCE CAMORRA, CHE SI STAVA GUARDANDO ATTORNO CON L’ESPRESSIONE DI CHI CERCA QUALCUNO.
ALFANO GLI FECE CENNO DI AVVICINARSI: “GENNARO?”
“UEUEEEE… GIENERAL’!” URLO’ IL PESCE-CAMORRA.
“BELIN ABBASSA LA VOCE PER DIO”, GLI INTIMO’ IL GABIBBO.
GENNARO SI SEDETTE AL LORO FIANCO; “MI SHCUSASSERO LORSIGNORI AGG’ DIMENTICAT’ CHE FOSTE IN INCOGNITO.”
“ALLORA… PUOI PROCURARCI QUELLO CHE TI ABBIAMO CHIESTO?”, DOMANDO’ ALFANO.
“NON IO, MA CONOSCO UAGLIONI CA CONOSCON’ ALTRI UAGLIONI…”
IL GABIBBO LO PRESE PER IL COLLETTO DELLA CAMICIA: “SENTI, PEZZO DI MERDA, DIMMI SOLO CHE CI HAI FATTI VENIRE QUI PER NULLA E PRESTO LA MIA PELLE NON SARA’ L’UNICA COSA ROSSA IN QUESTO POSTO.”
LE BRANCHIE DEL PESCE-CAMORRA SMISERO DI MUOVERSI PER LO SPAVENTO: “UEEE MA GHE E’? SHTAVO A SCHERZA’, SHTATTE CALM’.”
IL GABIBBO MOLLO’ LA PRESA E GENNARO CERCO’ DI RICOMPORSI: “I MEZZI SUBBACQUEI CE STASSERO. IL NOLEGGIO PERO’ FOSSE COSTOSO ASSAI.”
“I SOLDI NON SONO UN PROBLEMA”, REPLICO’ CASINI, “MA NON ABBIAMO INTENZIONE DI NOLEGGIARLI. DOBBIAMO COMPRARLI. CI SERVONO PER UN VIAGGIO DI SOLA ANDATA.”
“UN VIAGGIO DI SOLA ANDATA PER DOVE?”
IL GABIBBO PORTO’ LA MANO ALL’ELSA DI GNERPENDIL, LA SUA MAGICA SPADA CHE SI ILLUMINAVA DI MARRONE IN PRESENZA DI OMOSESSUALI, “QUESTO NAPOLETANO FA TROPPE DOMANDE PER I MIEI GUSTI.”
ALFANO MISE UNA MANO SULLA SPALLA DEL SUO ROSSO AMICO: “NON TI SCALDARE VECCHIO MIO…”. POI, RIVOLTO A GENNARO, “CONOSCI SAN GIOVANNI LUPATOTO?”
IL PESCE-CAMORRA IMPALLIDI’: “QUINDI FOSSE VERO CHILL’ CA DICONO…”
“E’ VERO” SUSSURRO’ ALFANO.
GENNARO FECE PER ALZARSI: “BENE ALLORA VI FACC’ I MIGLIORI AUGURI, MA IO CO’ CHIST’ SHTORIE DI SFOGLIA NON CI VOLESSI AVERE A CHE FARE.”
IL GABIBBO LO RIMISE A SEDERE DI PESO.
“LA SFOGLIA TE LA RITROVERAI IN CASA, SE NON CI DAI UNA MANO”, MORMORO’ CASINI, “ABBIAMO BISOGNO DI ALMENO QUINDICI ORATE-CARGO DA TRASPORTO PESANTE. IL VIAGGIO E’ DI SOLA ANDATA PERCHE’ I MEZZI SARANNO RIEMPITI DI TRITOLO E GUIDATI DA ATTENTATORI SUICIDI.”
GENNARO STRABUZZO’ GLI OCCHI: “E DOVE LI TROVASTE DEGLI ATTENTATORI SUICIDI?”
“DI QUELLO NON TI DEVI PREOCCUPARE. SAPPI SOLO CHE NE ABBIAMO BISOGNO AL PIU’ PRESTO: QUESTA E’ UNA LOTTA CONTRO IL TEMPO, GENNARO, NEL VERO SENSO DELLA PAROLA. SE FALLIAMO, IL MONDO COME LO CONOSCIAMO POTREBBE FINIRE COL NON ESSERE MAI ESISTITO.”
SUL PAVIMENTO SOTTO AL PESCE-CAMORRA SI STAVA ALLARGANDO UNA CHIAZZA GIALLOGNOLA: NON AVEVA CAPITO NIENTE, MA ERA COMUNQUE MOLTO SPAVENTATO.
(CONTINUA…)
phazyo 