Archivi tag: CARLO FRECCERO

GIANFRANCO

LE LANCETTE DELL’OROLOGIO SI ERANO FERMATE: NEL BUIO, IL SORRISO GIALLO E SDENTATO DELLA SUA NEMESI LUCCICAVA MALEVOLO.

GIANFRANCO SI PRESE QUALCHE ISTANTE PER ASSAPORARE IL MOMENTO, PRIMA DI VIBRARE IL COLPO DECISIVO: ALZÒ IL BRACCIO, TENENDO GLI OCCHI FISSI SUL NEMICO, E POI, CON ARIA DI SFIDA, ABBATTÉ IL TRE DI BASTONI SUL TAVOLO.

IL SUO ETERNO AVVERSARIO, PIETRO DELLE POSTE, SI LECCÒ NERVOSAMENTE LE LABBRA SECCHE E MALVAGIE, GIRANDOSI VERSO IL COMPAGNO DI SQUADRA: ERMINIO FABBRI, DETTO “L’OBLIQUO” PER VIA DELLA SUA ESTREMA SCOLIOSI, RICAMBIÒ LO SGUARDO CON UN’ESPRESSIONE DI SCONFORTO.

“PIETRO SONO INCARTATO.”

CON UNA MANO TREMOLANTE, ERMINIO ADAGIÒ SUL TAVOLO UN ASSO DI SPADE, CONSEGNANDO QUEL RICCO PIATTO AL TRE DI BRISCOLA DI PATROCLO GIANNERINI, COMPAGNO DI MILLE BATTAGLIE DEL VECCHIO GIANFRANCO.

“NOOOO!”, RANTOLÒ PIETRO SCHIUMANTE DI RABBIA.

CON UNA SOLA, FATALE MANO, GIANFRANCO E PATROCLO AVEVANO RIEMPITO IL SACCO DI OLTRE QUARANTA PUNTI, AVEVANO SCHIACCIATO I LORO NEMICI, ED ERANO ASCESI A VINCITORI TOTALI ED INDISCUSSI DEL TORNEO DI BRISCOLA DI FERRAGOSTO DI BRIGLIANO DI SOTTO, FRAZIONE DI RIOVEGGIO.

GIANFRANCO ALZÒ LE MANI AL CIELO, MENTRE LA SALA ESPLODEVA IN UN APPLAUSO SCOMPOSTO.

VIDE LA SILVIONA, NIPOTE VENTENNE DEL BARISTA ARMANDO, AVVICINARSI CON IL PRIMO PREMIO: UN GIGANTESCO PROSCIUTTO DI PARMA.

MA L’UNICO PROSCIUTTO CHE GIANFRANCO AVREBBE VOLUTO INFILZARE DAVVERO ERA PROPRIO LA SILVIONA: QUANDO OGNI MATTINA RITIRAVA IL SUO GHIOTTO ASSEGNO PENSIONISTICO, SI COMPIACEVA AL PENSIERO DI INFILARLO TRA QUEL PAIO DI MAESTOSE POPPE, RESE MORBIDE E APPETITOSE DAGLI ANNI DI EFFLUVIO DI FRITTO DI CRESCENTINE E DI PALPATINE NEL RETROBOTTEGA.

E, MENTRE ATTRAVERSO L’INCIPIENTE CATARATTA IL SUO SGUARDO SI PERDEVA IN QUEL MAELSTROM DI BEATITUDINE MAMMARIA, SENTÌ UNA TENDA SCURA CALARE SUL SUO MONDO.

“GIANFRANCO, LE SUE CAROTIDI FISCHIANO COME TRENI. SISTEMI IL SUO COLESTEROLO, O IL SUO COLESTEROLO SISTEMERÀ LEI.”

AVEVA AVUTO RAGIONE, IL DOTTOR CALZOLARI.

MA GIANFRANCO AVEVA SEMPRE VOLUTO VIVERE BENE, NON VIVERE TANTO.

SI ERA SEMPRE CONSIDERATO INVULNERABILE AI RIMPIANTI.

COSÌ, MENTRE LE SUE SINAPSI SCLEROTIZZATE SPARAVANO GLI ULTIMI COLPI, DECISE DI PENSARE A SE STESSO COME AD UN VINCITORE.

DA VINCITORE DOVEVA ESSERE ACCOLTO NEL MONDO CHE LO ATTENDEVA, DI QUALUNQUE MONDO SI TRATTASSE.

SOLO IN QUEGLI ULTIMI ISTANTI SI RESE CONTO, INFATTI, DI NON ESSERSI MAI SOFFERMATO, IN TUTTA LA SUA VITA, A CONSIDERARE COSA CI POTESSE ESSERE DALL’ALTRA PARTE DEL GUADO.

O FORSE GLI ERA SUCCESSO, UNA VOLTA, MA POI QUEL TIPO DI RIFLESSIONI ERA STATO BLOCCATO DAL SUO SISTEMA AUTOMATICO DI ESCLUSIONE MENTALE, UN SISTEMA CHE AVEVA ELABORATO NEL CORSO DEGLI ANNI, COMPLESSO E INFALLIBILE, PER EVITARE TUTTI I PENSIERI IN GRADO DI ROVINARGLI LA CENA.

MA ADESSO COSA DOVEVA ASPETTARSI?

SAN PIETRO, PRONTO A PORGERGLI LE CHIAVI DEL SUO CANCELLO CELESTE?

O LE FORESTE POPOLATE DAGLI SPIRITI DEI SUOI PROGENITORI CELTICI?

O FORSE SI SAREBBE REINCARNATO, MAGARI IN UNO DI QUEI BAMBINI CON LA PROGERIA?

RABBRIVIDÌ AL PENSIERO.

E POI SENTÌ QUALCOSA SGOCCIOLARGLI VIA DI DOSSO, E DELL’ARIA FREDDA SUL VOLTO.

ATTRAVERSO LA NEBBIA FINE CHE SI STAVA DIRADANDO DI FRONTE A LUI, RIUSCÌ A SCORGERE IL SORRISO DI UN UOMO DAI CAPELLI LISCI E GRIGI, CHE LO SCRUTAVA TENENDO UN DITO SULLE LABBRA.

GIANFRANCO SI GUARDÒ ATTORNO: SI TROVAVA IN UNA VASCA TRASPARENTE, E IL LIQUIDO GIALLASTRO IN CUI ERA STATO IMMERSO FINO A POCO PRIMA STAVA DEFLUENDO ATTRAVERSO UNA TUBATURA DI SCOLO.

UN ALTRO UOMO, DAI BAFFI SCURI E LO SGUARDO GELIDO, SI AVVICINÒ AL PRIMO: “INSOMMA, CHE ABBIAMO QUA?”

“FACENDO MORIRE GIANFRANCO CREDO DI AVER DATO UNA SVOLTA ALLA MIA FICTION. ORA È TUTTO TUO!” REPLICÒ CARLO FRECCERO.

LUCARELLI SI LISCIÒ LA BARBA: “SI PUÒ RIPROGRAMMARE CON UN ACCENTO TOSCANO? HO UNA MEZZA IDEA PER UNA MINISERIE SUL DUE.”

“CREDO PROPRIO DI SÌ, CARLO.”

“VA BENE, ALLORA PROVVEDI. MA PRIMA FALLO PORTARE NEL MIO STUDIO: HO VOGLIA DI SVUOTARE UN POCHINO LE PALLE.”