IL DESTINO DI UN CAVALIERE

ERA LO STESSO, MA DIFFERENTE.
IL SUO ONDEGGIARE IL BACINO SI ERA ACCENTUATO RISPETTO A VENT’ANNI PRIMA, ERA DIVENUTO MENO GIOVIALE E PIÙ SOFFERENTE, QUASI SENTISSE IL FEMORE RASCHIARE SULL’ANCA COME UN VECCHIO ARTIGLIO.
AVREBBE BENEFICIATO DELL’USO DI UN BASTONE, MA IL SUO ORGOGLIO SI RIFIUTAVA DI APPORRE UN TALE SIGILLO DI UFFICIALITÀ SULL’AVANZARE DEGLI ANNI.
DEL RESTO C’ERANO ALTRE COSE CHE NON POTEVA NASCONDERE: LE LABBRA PIÙ SOTTILI, QUALCHE CAPELLO BIANCO, LA FRONTE STANCA.
I CAMBIAMENTI NON SI LIMITAVANO ALL’ASPETTO FISICO.
PRIMA DI RISPONDERE ORA INCASSAVA LA TESTA TRA LE SPALLE E ABBASSAVA LO SGUARDO, ALLA RICERCA DELLE PAROLE GIUSTE, O FORSE PER QUALCHE ALTRO MOTIVO.
COME SEMPRE OSTENTAVA IL SUO CARATTERISTICO OTTIMISMO E LA SUA SICUREZZA, PERCHÉ SAPEVA CHE DI QUESTO C’ERA BISOGNO IN QUEL MOMENTO; MA UN OSSERVATORE ATTENTO SI SAREBBE ACCORTO DI COME A TRATTI LA SUA REALE DISPOSIZIONE D’ANIMO TRAPELASSE ATTRAVERSO LA MASCHERA, A VOLTE IN UNA FRASE PRONUNCIATA DISTRATTAMENTE, ALTRE NELL’INCRESPARSI DEGLI OCCHI QUANDO RIMANEVA IN SILENZIO.
GLI ANNI LO AVEVANO LIMATO, SMUSSANDONE LENTAMENTE GLI ANGOLI PIÙ APPUNTITI: NON CHE LA SUA RETORICA AVESSE MENO FORZA, MA ERA COMUNQUE DIVENTATA PIÙ RAGIONEVOLE, MENO ABRASIVA, E I SUOI DISCORSI ERANO AMMANTATI DA QUELL’AURA DI SAGGEZZA ANTICA CHE CATTURA L’INTERLOCUTORE DAL VIVO, MA CHE LA TELEVISIONE FATICA A TRASMETTERE.
SE QUESTA FOSSE STATA UN’INVOLUZIONE O MENO NON POTEVA DIRLO NEMMENO LUI: MA COGLIEVA BENE L’IRONIA DI COME QUEL MONDO, CHE VENT’ANNI PRIMA AVEVA CERCATO DI RENDERE VELOCE E DINAMICO, FOSSE DIVENTATO ASSAI PIÙ VELOCE E DINAMICO DI QUANTO LUI STESSO SI FOSSE ASPETTATO.
ED ERA UN MONDO ANCHE MENO RIFLESSIVO.
ORA I DEMONI NON ERANO PIÙ DA UNA PARTE SOLA, MA OVUNQUE, E NON RIUSCIVA A SCACCIARE DALLA MENTE LA SENSAZIONE CHE MOLTI DI LORO FOSSERO FIGLI SUOI.
RIMPIANGEVA I TEMPI IN CUI I SUOI NEMICI AVEVANO AVUTO UNA FORMA PRECISA, QUANDO ERA RIUSCITO A DISTINGUERE CHIARAMENTE LO LORO TESTE ALLUNGARSI RINGHIANDO VERSO DI LUI, INVECE DI DOVER SCRUTARE NELLA NEBBIA ASPETTANDO DI INTRAVEDERE UNA QUALCHE OMBRA.
SÌ, RIMPIANGEVA I TEMPI DI BATTAGLIE PIÙ SEMPLICI, IN BIANCO E NERO, MA RIMPIANGEVA ANCORA DI PIÙ QUALCOS’ALTRO.
UN’EPOCA REMOTA, IN CUI ERA VISSUTO SENZA LA GLORIA E IL RISPETTO, MA IN CUI ERA STATO LIBERO DI ESSERE SE STESSO NEL MODO PIÙ ASSOLUTO CHE RIUSCISSE A CONCEPIRE.
E PER QUESTA IL RIMPIANTO SI ERA FATTO PIÙ FORTE.
DURANTE LE SESSIONI IN CUI VALUTAVA INSIEME ALLA SUA SQUADRA LE STRATEGIE DA ADOTTARE, ERA COME SE DIETRO I SUOI COLLABORATORI, DIETRO I RAPPORTI E LE ETERNE DISCUSSIONI, NON CI FOSSERO LE PARETI DEL SUO STUDIO, MA QUELL’ANGOLO D’ERBA INCORNICIATO DALLA PIEGA DEL TORRENTE, IL SENTIERO DI SASSI CHE SI INERPICAVA SU PER LA COLLINA, IL MORMORÌO DELLE ACQUE CHE AVEVA PERDUTO PER SEMPRE IN MEZZO AL RUMORE DEL PRESENTE.
È DESTINO DEGLI ESSERI UMANI SACRIFICARE ALCUNE COSE PER AVERNE ALTRE: LUI AVEVA VOLUTO TUTTO, E QUINDI TUTTO AVEVA DOVUTO SACRIFICARE.
NEI MOMENTI PEGGIORI SI DICEVA DI ESSERE RIMASTO UGUALE A SE STESSO, MA NEGARE LA REALTÀ NON LO AIUTAVA A TEMPERARE L’AMAREZZA.
E ALLORA CERCAVA DI RACCONTARSI NELLA VESTE DI GUERRIERO FERITO, O DI IMPERATORE SOFFERENTE, COME I PERSONAGGI DELLE ANTICHE SAGHE, INCHIODATO IN UN RUOLO CHE NON DESIDERAVA DA UN OPPRIMENTE SENSO DI RESPONSABILITÀ.
MA ERA PROPRIO QUEST’ULTIMO A CONDANNARLO? O ERA PIUTTOSTO LA CONSAPEVOLEZZA CHE, SE FOSSE TORNATO INDIETRO, NON AVREBBE TROVATO NULLA? NULLA DI QUEL MONDO PERDUTO DELLA SUA INFANZIA CHE VENIVA A TORMENTARLO NELLE NOTTI SENZA SONNO?
E SAREBBE ANDATO IN MEZZO ALLA GENTE, E LORO AVREBBERO URLATO IL SUO NOME, IN UN’ESTASI DI GIUBILO E LEALTÀ.
LO AVREBBERO URLATO TUTTI INSIEME.
SILVIO, SILVIO…
MA NON AVREBBERO MAI CAPITO COSA SIGNIFICAVA DAVVERO.

L’ULTIMO DIBATTITO DI SILVIO

“NOI NON ABBIAMO NESSUNA PREGIUDIZIALE VERSO FORZA ITALIA. MA FORZA ITALIA DEVE DECIDERE DA CHE PARTE STARE: SE DALLA PARTE DELL’EUROPA DEI BANCHIERI, DEI POTERI FORTI E DELL’IMMIGRAZIONE SELVAGGIA, O DALLA PARTE DEGLI ITALIANI E DI UN’ITALIA FORTE, CHE PROTEGGA I SUOI CONFINI, LA SUA MONETA E I SUOI CITTADINI.”

NELL’ULTIMA FRASE SALVINI AVEVA MESSO L’ENFASI SU QUEL ‘SUOI’, QUASI A VOLERLO SPUTARE IN FACCIA AGLI ALTRI PARTECIPANTI AL DIBATTITO: A RENZI, CHE GUARDAVA AVANTI A SÉ CON UN SORRISO SORNIONE, A GRILLO, CHE RIDACCHIAVA AGITANDOSI IN MODO SCOMPOSTO, E A BERLUSCONI, CHE FISSAVA NEL VUOTO CON UN’ESPRESSIONE DI IMPENETRABILE SERIETÀ.

MENTANA SI GIRÒ VERSO BERLUSCONI: “PRESIDENTE, PENSO CHE QUESTA DOMANDA SIA PER LEI.”

BERLUSCONI RIMASE FERMO. I SUOI OCCHI CONTINUAVANO A VAGLIARE PAESAGGI DELLA MENTE BEN LONTANI DA QUELLO STUDIO TELEVISIVO. PASSARONO DIVERSI SECONDI. C’ERA UN SILENZIO CARICO DI TENSIONE, COME UNA CORDA TESA.

“PRESIDENTE?”

BERLUSCONI ALZÒ LA TESTA: “NON LO SO.”

NELLO STUDIO SI SOLLEVÒ UN BRUSIO DI SORPRESA.

“PREGO?”

“GIÀ. NON LO SO. E NEANCHE MI IMPORTA MOLTO, SE DEVO DIRE LA VERITÀ.”

GLI ALTRI LEADER LO FISSARONO INCREDULI.

“PRESIDENTE È SICURO DI SENTIRSI BENE?”

BERLUSCONI SORRISE.

“NON SONO MAI STATO MEGLIO IN VITA MIA. E CONFERMO CIÒ CHE HO DETTO: NON CONOSCO LA RISPOSTA ALLA DOMANDA DI MATTEO. E NEPPURE MI INTERESSA. VEDE, MENTANA: SONO ENTRATO IN POLITICA PIÙ DI VENT’ANNI FA PER METTERE IN ATTO LA RIVOLUZIONE LIBERALE, PER CREARE LAVORO E BENESSERE PER TUTTI. O ALMENO COSÌ PENSAVO… IN REALTÀ MI STAVO CALANDO DENTRO UN INVOLUCRO CHE GENERAZIONI DI IPOCRISIA AVEVANO COSTRUITO AL MIO POSTO. UNA MASCHERA PRECONFEZIONATA, SULLA QUALE NON AVEVO CONTROLLO E CHE NON POTEVO CAMBIARE. E NELLA MIA CIECA CONVINZIONE DI RENDERE LIBERI GLI ITALIANI NON MI SONO ACCORTO CHE STAVO INCATENANDO ME STESSO. STAREMMO BENE FUORI DALL’EUROPA? NON LO SO. CI VUOLE UN FRENO ALL’IMMIGRAZIONE? BOH. CHI SONO IO PER DARVI DELLE RISPOSTE? NON SIAMO NEANCHE FUORI DALL’UTERO CHE GIÀ CI DIVIDONO IN QUESTE TRIBÙ, E INSTRADANO IL NOSTRO PENSIERO A MUOVERSI NEI LORO CONFINI E SEGUENDO LE LORO SOVRASTRUTTURE. E DA QUALCHE PARTE IN TUTTO QUESTO CI DIMENTICHIAMO CHE SIAMO ESSERI UMANI. SÌ, ESSERI UMANI. ANCHE NOI QUATTRO. MATTEO, IO NON RIESCO A NON TROVARTI SIMPATICO, SAI? E BEPPE, I TUOI SPETTACOLI MI HANNO SEMPRE FATTO MORIRE DAL RIDERE.”

“PRESIDENTE, NON CREDE CHE IL SUO SIA UN DISCORSO UN PO’ QUALUNQUISTA? NEL MONDO CI SONO DECISIONI DA PRENDERE, E I CITTADINI VI ELEGGONO PER QUESTO.”

“CI SONO DECISIONI DA PRENDERE? E CHI LO DICE? NON È DETTO CHE TUTTE LE DECISIONI DEBBANO ESSERE PRESE PER FORZA.”

“MA NEL MONDO CI SONO PERSONE REALI, CON PROBLEMI REALI CHE HANNO BISOGNO DI RISPOSTE REALI.”

“E NOI POSSIAMO RISOLVERLI? PRENDENDO DECISIONI BASATE SU CATEGORIE ARTIFICIALI COMPLETAMENTE AVULSE DAL VIVERE COMUNE DELLE PERSONE? NO. L’HO FATTO PER TROPPO TEMPO. ADESSO BASTA. C’È UNA SOLA DECISIONE CHE VOGLIO PRENDERE IN QUESTO MOMENTO, ED È QUELLA DI ANDARE A CASA AD ABBRACCIARE I MIEI NIPOTI. ADDIO.”

BERLUSCONI SI TOLSE IL MICROFONO, SI ALLENTÒ LA CRAVATTA E USCÌ SVELTO DALLO STUDIO, CON UN SORRISO SERAFICO STAMPATO SUL VOLTO.

“HA RAGIONE”, ESCLAMÒ RENZI, “HA RAGIONE LUI. MI SONO ROTTO I COGLIONI DI QUESTO TEATRINO. VOGLIO SPOGLIARMI NUDO E CAMMINARE COME UN VELOCIRAPTOR!”

IL SEGRETARIO DEL PD SI STRAPPÒ I VESTITI DI DOSSO, SI MISE SULLE PUNTE DEI PIEDI, FLETTENDO BRACCIA E GAMBE E TENENDO LE MANI A GUISA DI ARTIGLIO, E POI SI MISE A CAMMINARE INTORNO NELLO STUDIO, ONDEGGIANDO LA TESTA AVANTI E INDIETRO, PROPRIO COME L’ANTICO RETTILE PREDATORE DEL PERIODO CRETACEO.

“IO VOGLIO PICCHIARE LA MINCHIA CONTRO IL DIRETTORE MENTANA!” SENTENZIÒ GRILLO ESTRAENDO LA SUA MAZZA BUTTERATA DAI PANTALONI.

“GRILLO LA PREGO, DESISTA DA QUESTA FOLLIA”, URLÒ MENTANA MENTRE IL COMICO LIGURE LO RINCORREVA CON LA SUA FLACCIDA APPENDICE AL VENTO.

E TRA IL PUBBLICO LA GENTE SI SPOGLIAVA E SI CIMENTAVA IN RAPPORTI SESSUALI IMPROVVISATI, NONCURANTE DELLA TESTATA NUCLEARE NORDCOREANA CHE DI LÌ A POCO AVREBBE POLVERIZZATO LO STUDIO DI LA7 E DISTRUTTO PER SEMPRE LA CIVILTÀ UMANA.

IL SOGNO DI DUDÙ

ANALIZZANDO IL RECENTE COMPORTAMENTO DI BERLUSCONI SONO ARRIVATO AD UNA CONCLUSIONE INEQUIVOCABILE:
IL VERO BERLUSCONI È STATO RAPITO NEL 2011 DALLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE E SOSTITUITO CON UN SOFISTICATO CLONE SINTETICO, ALLO SCOPO DI DIVIDERE IL CENTRO-DESTRA E AVVILUPPARE L’ITALIA NELL’ABBRACCIO MORTALE DEL TOTALITARISMO SCIITA.
MA DOPO QUALCHE MESE IL CONTROLLER DEL SILVIO ARTIFICIALE È STATO TRAFUGATO DA TEHRAN AD OPERA DI IGNOTI E, IN SEGUITO A VARIE VICISSITUDINI SU CUI NON STAREI QUI A SOFFERMARMI, È PERVENUTO NELLE MANI DI ADELMO, OTTANTENNE PENSIONATO DI SAVIGNANO SUL PANARO.
ADELMO NON HA BEN CHIARO IL FUNZIONAMENTO DEL CONTROLLER, E COME TUTTI I GIOCATORI ALLE PRIME ARMI È PASSATO ATTRAVERSO UNA FASE DI FORSENNATO BUTTON MASHING.
POI SI È CALMATO, E HA IDENTIFICATO TRE PULSANTI COME FONDAMENTALI: IL PULSANTE “SCOPARE”, IL PULSANTE “INFARTO” E IL PULSANTE “NAZARENO”.
ADELMO STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ BRAVO, MA A VOLTE CONTINUA A CONFONDERSI: GLI CAPITA SPESSO DI PREMERE IL PRIMO E IL SECONDO PULSANTE INSIEME, O IL PRIMO E IL TERZO, O TUTTI E TRE CONTEMPORANEAMENTE.
CERTE SERE, QUANDO GIOCA, GLI SEMBRA QUASI DI SENTIRE UNA VOCE FUORI CAMPO CHE SUSSURRA: “SILVIO, SVEGLIATI: NON SEI UN CLONE. SEI UN UOMO. UN UOMO MOLTO ANZIANO CHE STA PERDENDO LA TESTA.”
LUI SI GIRA E CAPISCE CHE LA VOCE VIENE DAL SUO PICCOLO CAGNOLINO BIANCO. E ALLORA LO PRENDE PER IL COLLO, LO STRANGOLA, E LO GETTA NEL FIUME.
PER POI SCOPARLO.
MA LA SERA DOPO IL CAGNOLINO È DI NUOVO LÌ, COME SE NIENTE FOSSE, A RIPETERGLI LE SOLITE COSE.
A VOLTE L’UOMO ESCE DI CASA, PER UNA PASSEGGIATA AL TRAMONTO, E IL CANE LO SEGUE E SEMBRA QUASI DIRE: “FERMATI. NON SEI UN CLONE. E NON SEI UN UOMO. SEI SOLO UN CANE, UN PICCOLO CANE BIANCO COL CERVELLO DEVASTATO DALLA LEISHMANIOSI, CHE SOGNA DI ESSERE BERLUSCONI.”
“SE IO SONO UN CANE, TU COSA SEI?”
“SONO UN DEMONE, INVIATO DA DIO PER CONVINCERTI AD ARRENDERTI ALLA MORTE. SMETTI DI SOGNARE DUDÙ. SMETTI DI SOGNARE. SEI SOLO UN VECCHIO CANE MALATO. SMETTI DI SOGNARE, E TUTTO ANDRÀ BENE.”
ADELMO STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ BRAVO, MA A VOLTE CONTINUA A CONFONDERSI: GLI CAPITA SPESSO DI PREMERE IL PRIMO E IL SECONDO PULSANTE INSIEME, O IL PRIMO E IL TERZO, O TUTTI E TRE CONTEMPORANEAMENTE.
CERTE SERE, QUANDO GIOCA, GLI SEMBRA QUASI DI SENTIRE UNA VOCE FUORI CAMPO CHE SUSSURRA: “SILVIO, SVEGLIATI: NON SEI UN CLONE. SEI UN UOMO. UN UOMO MOLTO ANZIANO CHE STA PERDENDO LA TESTA.”
LUI SI GIRA E CAPISCE CHE LA VOCE VIENE DAL SUO PICCOLO CAGNOLINO BIANCO. E ALLORA LO PRENDE PER IL COLLO, LO STRANGOLA, E LO GETTA NEL FIUME.
PER POI SCOPARLO.
MA LA SERA DOPO IL CAGNOLINO È DI NUOVO LÌ, COME SE NIENTE FOSSE, A RIPETERGLI LE SOLITE COSE.
A VOLTE L’UOMO ESCE DI CASA, PER UNA PASSEGGIATA AL TRAMONTO, E IL CANE LO SEGUE E SEMBRA QUASI DIRE: “FERMATI. NON SEI UN CLONE. E NON SEI UN UOMO. SEI SOLO UN CANE, UN PICCOLO CANE BIANCO COL CERVELLO DEVASTATO DALLA LEISHMANIOSI, CHE SOGNA DI ESSERE BERLUSCONI.”
“SE IO SONO UN CANE, TU COSA SEI?”
“SONO UN DEMONE, INVIATO DA DIO PER CONVINCERTI AD ARRENDERTI ALLA MORTE. SMETTI DI SOGNARE DUDÙ. SMETTI DI SOGNARE. SEI SOLO UN VECCHIO CANE MALATO. SMETTI DI SOGNARE, E TUTTO ANDRÀ BENE.”

LETTERA ALL’ITALIA

CARA ITALIA, TI AVEVO DETTO CHE TI AVREI CHIAMATA, E ALLA FINE NON L’HO FATTO. NON È CHE NON TI ABBIA PENSATO, MA SONO RIMASTO INGROVIGLIATO NELLA MATASSA DELLA VITA, FRA PRIORITÀ DECISE DA ALTRI E CHE IO NON HO MESSO IN DISCUSSIONE, DIRETTO A OCCHI CHIUSI VERSO OBIETTIVI A CUI NON HO MAI AMBITO. E ALLORA TI HO PERSA DI VISTA, E MI DISPIACE. TI HO LASCIATA SULLO SFONDO, QUANDO INVECE AVRESTI DOVUTO ESSERE LA PROTAGONISTA. MA IN TUTTO QUESTO TEMPO NON HO MAI DUBITATO CHE CE L’AVRESTI FATTA, PERCHÉ TI CONOSCO: TI AMO PERCHÉ NON TI PRENDI SUL SERIO, PERCHÉ SEI OTTIMISTA ANCHE CONTRO LA REALTÀ, PERCHÉ DAI A TUTTI UNA SECONDA OCCASIONE, E PERCHÉ SAI CHE NON ESISTONO STORIE CHE NON VALE LA PENA RACCONTARE. E ALLORA VORREI DIRE CHE MI MANCHI. MI MANCHI, E SONO STUFO DI PASSARE IL VIAGGIO A GUARDARE L’OROLOGIO, PER VEDERE QUANTO MANCA AD ARRIVARE. VOGLIO RICOMINCIARE A GUARDARE FUORI DAL FINESTRINO, E VEDERE TE E SAPERE CHE ANCHE TU MI STAI GUARDANDO; TU CHE MI HAI SEMPRE DATO PIÙ DI QUANTO IO TI POTESSI DARE INDIETRO, TU, CHE NON MI BASTA IL TEMPO DI UNA VITA PER RINGRAZIARE. MA IO VORREI COMUNQUE PROVARCI: VORREI RINGRAZIARTI PER LE NOTTI SENZA FINE, PER LE CORRIERE VUOTE, PER LE LUCI CHE NON VANNO. VORREI RINGRAZIARTI PER LE BOTTE IN TESTA, PER I RUMORI TRA GLI ALBERI, E SÌ, VORREI RINGRAZIARTI ANCHE PER IL RESTO. VORREI RINGRAZIARTI PER I COGLIONI: GRAZIE, PERCHÉ CE NE SONO TANTI, PERCHÉ MI FANNO RIDERE E PERCHÉ, IN FONDO SO DI ESSERLO ANCH’IO. GRAZIE DELLA MAMMA E DEL BABBO, CHE SIA FIGLIO SUO O NO POCO IMPORTA. GRAZIE DEI CENTOTRENTA ALL’ORA, DEI BUCHI NEI CALZINI. GRAZIE DI TUTTE LE VOLTE CHE ERO APPENA SOTTO LO 0,5. GRAZIE DELLE SVEGLIE ALL’ALBA, DELL’ODORE VECCHIO DELLE PAGINE. E POI SÌ, GRAZIE ANCHE DEI NAPOLETANI. GRAZIE DI AVERLI POSIZIONATI ALLA GIUSTA DISTANZA DA ME, NÉ TROPPO VICINI NÉ TROPPO LONTANI, COSÌ CHE IO POSSA GUARDARLI DIVERTITO SENZA RISCHIARE CHE MI FACCIANO MALE, COME ALLO ZOO. GRAZIE PER LE SCROLLATE DI SPALLE, PER I CHISSENEFREGA SOTTO LA LUNA, PER GLI ASSI DI BRISCOLA AL MOMENTO GIUSTO. GRAZIE PER LA SALMA DI MIKE, E PER TUTTI GLI INCUBI DOLCI CHE MI HA ISPIRATO. GRAZIE PER IL VENTENNIO DI BERLUSCONI CHE È FINITO, E PER IL VENTENNIO DI BERLUSCONI CHE STA PER COMINCIARE, GRAZIE PER L’AMARO MONTENEGRO, PER I CARRELLI DELLA COOP, PER LE BUCHE NELLA STRADA, PER I CICCIONI DIVERTENTI, GRAZIE PER I SENTIERI NEL BUIO, E GRAZIE PER TUTTI I MORTI CHE MI SORRIDONO. GRAZIE PER GLI AMICI E SOPRATTUTTO PER TE, CHE RIMANI LÌ COME UNA PIETRA NEL FIUME MENTRE LE ACQUE DEL TEMPO SI PORTANO VIA TUTTO IL RESTO. GRAZIE DI TUTTO, ITALIA. IO TI PROMETTO CHE NON TI LASCERÒ MAI. TU PROMETTIMI DI NON URLARE.

L’INCUBO DI ANGELINO

“ANGELINO VIENI A LETTO”.
ATTRAVERSO LA FINESTRA DELLA SUA OPULENTA VILLA DI CAMPAGNA, UNA CALDA LUNA SICILIANA ILLUMINAVA IL VOLTO ANFIBIO DI ALFANO.
“VIENI ANGELINO, STASERA VOGLIO CHE TU FACCIA L’AMORE AL MIO INTERNO.”
“ARRIVO SUBITO TESORO.”
DOPO AVER RIMOSSO LE SUE MUTANDINE DI SETA, IL RESPONSABILE DEL VIMINALE SI ADAGIÒ SULL’ELEGANTE LETTO DI MOGANO, ED INSERÌ LA TURGIDA ALFANITÀ DENTRO LA CASA DEI MODERATI.
QUINDI GRACIDÒ DI PIACERE IN NOME DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE, MENTRE PROSEGUIVA NELLA COPULA MANTENENDO LA BARRA BEN SALDA AL CENTRO, IN MODO DA EVITARE TANTO IL POPULISMO XENOFOBO ANTIEUROPEO QUANTO GLI ECCESSI DELL’ASSISTENZIALISMO SOCIALDEMOCRATICO.
“MMMMH SIIII, CONTINUA COSÌ, FINO AL 2018”, GEMETTE RENZI, MENTRE L’INTESA SESSUALE AVVILUPPAVA I DUE AMANTI IN UN VORTICE DI PIACERE.
POI L’ABBANDONO DEI SENSI PERVASE LA MENTE DI ALFANO, LA VISTA GLI SI ANNEBBIÒ, E QUANDO RIUSCÌ DI NUOVO A METTERE A FUOCO, SI ACCORSE CHE IL VOLTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ERA SPARITO; RICONOBBE INVECE, DI FRONTE A SE’, I LINEAMENTI DEL SUO ANTICO GENERALE.
“SILVIO? SILVIO ASPETTA, POSSO SPIEGARTI!”
“ANGELINO IO TI HO DATO TUTTO. TUTTO! E TU MI HAI RICAMBIATO CON LA PIÙ VILE DELLE MONETE!”
“NO TI PREGO, È TUTTA COLPA DI …”
MA ALFANO NON RIUSCÌ A TERMINARE LA FRASE, PERCHÉ LE FAUCI DI BERLUSCONI SI APRIRONO DI COLPO E GLI STACCARONO LA TESTA.
IL SUO CORPO DECAPITATO CROLLÒ SENZA VITA A TERRA, DISSANGUANDOSI LENTAMENTE, MENTRE L’EREZIONE POSTUMA DEL MINISTRO SCOMPARIVA NEL BUIO.