IL PARTITO DEMOCRATICO SPIEGATO

MI RENDO CONTO CHE LE DINAMICHE INTERNE DEL PARTITO DEMOCRATICO POSSONO RISULTARE DI DIFFICILE COMPRENSIONE A CHI NON ABBIA FAMILIARITÀ CON QUESTI TEMI.

HO PERTANTO ELABORATO UNA METAFORA ESCLUSIVAMENTE PER VOI, ALLO SCOPO DI FARVI CAPIRE MEGLIO IL PARTITO DEMOCRATICO.

LA METAFORA È PIUTTOSTO COMPLESSA QUINDI SEGUITEMI, OK?

ALLORA, DOVETE IMMAGINARE IL PD COME UNA TORTA, UNA BELLA TORTA A STRATI.

ABBIAMO UNA BASE, QUINDI UN GUSTOSO STRATO DI CREMA, POI UNO DI PAN DI SPAGNA… POI CHE NE SO… UNO DI CIOCCOLATO, VA BENE?

CI SIETE? MI RACCOMANDO STATEMI DIETRO, PERCHÉ LA METAFORA È MOLTO COMPLICATA…

DICEVAMO… SOPRA LA TORTA C’È UNA BELLA COPERTURA DI GLASSA, E MAGARI UNA CILIEGINA IN CIMA.

ECCO, QUESTA TORTA È IL PD… TUTTO CHIARO FINORA?

PERFETTO.

ADESSO DOVETE IMMAGINARE UN TRONFIO TOSCANO IMBOLSITO CHE ARRIVA SALTELLANDO E URLANDO E COMINCIA A FARE A PEZZI LA TORTA A COLPI DI MINCHIA, E DOVETE IMMAGINARE TUTTA LA PANNA E LA CREMA E IL CIOCCOLATO CHE GLI SCHIZZANO IN FACCIA MENTRE LUI RIDE SGUAIATAMENTE E LA SUA RISATA RIECHEGGIA NELLE VASTITÀ SILENZIOSE DELL’INVERNO POST-ATOMICO.

SPERO SIA TUTTO PIÙ CHIARO ORA.

LA FABBRICA DELL’AUTISMO

BURIONI PRESE UN LEMBO DEL SUO LERCIO GREMBIULE DA CUCINA, ORMAI IMBRATTATO DALLE MACCHIE DEI PIÙ DISPARATI FLUIDI ORGANICI, E SI ASCIUGÒ LA FRONTE SUDATA.
POI AFFERRÒ PER UNA GAMBA L’EMBRIONE ANCORA MIAGOLANTE E, DOPO AVERNE RASCHIATO VIA LE CELLULE STAMINALI COL SUO GROSSO COLTELLACCIO, LO GETTÒ DENTRO IL FRULLATORE.
AGGIUNSE UNA MANCIATA DI CHIODI ARRUGGINITI, UN GENEROSO CUCCHIAIO DI OLIO DI PALMA E UNA SPOLVERATA DI PREZZEMOLO; E INFINE AZIONÒ FISCHIETTANDO IL FRULLATORE.
GLI OCCHI DEL TRONFIO VIROLOGO SI ILLUMINARONO DI SODDISFAZIONE, MENTRE IL NEFASTO INTRUGLIO ACQUISIVA LA SUA CONSISTENZA LATTESCENTE ED IL SUO CARATTERISTICO PROFUMO DI AUTISMO.
IMMERSE UN DITO NEL LIQUIDO, PER ASSAGGIARLO CON LA PUNTA DELLA LINGUA: SI TIRÒ INDIETRO SCHIFATO.
“E PENSARE CHE QUEI COGLIONI SE LO INIETTANO PURE! AHAHAHAH!”
FECE APPENA IN TEMPO A RIEMPIRE UNA DOZZINA DI SIRINGHE CHE SENTÌ SUONARE ALLA PORTA: EHUD ROTSCHILD, IL GOBLIN DA TRASPORTO DI BIG PHARMA, ATTENDEVA IMPAZIENTE SULLA SOGLIA.
“CARISSIMO! ECCO QUA!” ESCLAMÒ IL FRAUDOLENTO DOTTORE, CONSEGNANDO LE SIRINGHE AL GOBLIN.
“ED ECCO LA TUA MERITATA PAGA, ROBERTO!” RISPOSE EHUD, PORGENDOGLI UNA BUSTA COLMA DI FRESCHISSIME BANCONOTE.
BURIONI SI LECCÒ LE LABBRA, RICHIUDENDO LA PORTA DIETRO DI SÉ.
SQUILLÒ IL TELEFONO.
“PRONTO, MATTEO, DIMMI TUTTO! PAOLA TAVERNA EH? CERTO… DOMENICA PROSSIMA? FAMMI CONTROLLARE SULL’AGENDA… MMMHHH… LA RIUNIONE DELLA MASSONERIA È VENERDÌ… DOMENICA CI SONO… SISI… CONFERMATO… GRAZIE A TE… CIAO BELLO!”
IL PERVERSO SEGUACE DI ESCULAPIO SI SFREGÒ LE MANI, PREGUSTANDO LA GHIOTTA OCCASIONE CHE GLI ERA APPENA STATA OFFERTA: PRESTO AVREBBE POTUTO BLASTARE IN DIRETTA TELEVISIVA QUELLA SCIOCCA PALADINA DELLA VERITÀ.
“LA SCIENZA NON È DEMOCRATICA” PENSÒ, MENTRE LA SUA RISATA GRACCHIANTE RIMBOMBAVA TETRA ATTRAVERSO IL BUIO LABORATORIO SOTTERRANEO, SOVRASTANDO IL PIANTO DI MILLE BAMBINI.

L’ULTIMO DIBATTITO DI SILVIO

“NOI NON ABBIAMO NESSUNA PREGIUDIZIALE VERSO FORZA ITALIA. MA FORZA ITALIA DEVE DECIDERE DA CHE PARTE STARE: SE DALLA PARTE DELL’EUROPA DEI BANCHIERI, DEI POTERI FORTI E DELL’IMMIGRAZIONE SELVAGGIA, O DALLA PARTE DEGLI ITALIANI E DI UN’ITALIA FORTE, CHE PROTEGGA I SUOI CONFINI, LA SUA MONETA E I SUOI CITTADINI.”

NELL’ULTIMA FRASE SALVINI AVEVA MESSO L’ENFASI SU QUEL ‘SUOI’, QUASI A VOLERLO SPUTARE IN FACCIA AGLI ALTRI PARTECIPANTI AL DIBATTITO: A RENZI, CHE GUARDAVA AVANTI A SÉ CON UN SORRISO SORNIONE, A GRILLO, CHE RIDACCHIAVA AGITANDOSI IN MODO SCOMPOSTO, E A BERLUSCONI, CHE FISSAVA NEL VUOTO CON UN’ESPRESSIONE DI IMPENETRABILE SERIETÀ.

MENTANA SI GIRÒ VERSO BERLUSCONI: “PRESIDENTE, PENSO CHE QUESTA DOMANDA SIA PER LEI.”

BERLUSCONI RIMASE FERMO. I SUOI OCCHI CONTINUAVANO A VAGLIARE PAESAGGI DELLA MENTE BEN LONTANI DA QUELLO STUDIO TELEVISIVO. PASSARONO DIVERSI SECONDI. C’ERA UN SILENZIO CARICO DI TENSIONE, COME UNA CORDA TESA.

“PRESIDENTE?”

BERLUSCONI ALZÒ LA TESTA: “NON LO SO.”

NELLO STUDIO SI SOLLEVÒ UN BRUSIO DI SORPRESA.

“PREGO?”

“GIÀ. NON LO SO. E NEANCHE MI IMPORTA MOLTO, SE DEVO DIRE LA VERITÀ.”

GLI ALTRI LEADER LO FISSARONO INCREDULI.

“PRESIDENTE È SICURO DI SENTIRSI BENE?”

BERLUSCONI SORRISE.

“NON SONO MAI STATO MEGLIO IN VITA MIA. E CONFERMO CIÒ CHE HO DETTO: NON CONOSCO LA RISPOSTA ALLA DOMANDA DI MATTEO. E NEPPURE MI INTERESSA. VEDE, MENTANA: SONO ENTRATO IN POLITICA PIÙ DI VENT’ANNI FA PER METTERE IN ATTO LA RIVOLUZIONE LIBERALE, PER CREARE LAVORO E BENESSERE PER TUTTI. O ALMENO COSÌ PENSAVO… IN REALTÀ MI STAVO CALANDO DENTRO UN INVOLUCRO CHE GENERAZIONI DI IPOCRISIA AVEVANO COSTRUITO AL MIO POSTO. UNA MASCHERA PRECONFEZIONATA, SULLA QUALE NON AVEVO CONTROLLO E CHE NON POTEVO CAMBIARE. E NELLA MIA CIECA CONVINZIONE DI RENDERE LIBERI GLI ITALIANI NON MI SONO ACCORTO CHE STAVO INCATENANDO ME STESSO. STAREMMO BENE FUORI DALL’EUROPA? NON LO SO. CI VUOLE UN FRENO ALL’IMMIGRAZIONE? BOH. CHI SONO IO PER DARVI DELLE RISPOSTE? NON SIAMO NEANCHE FUORI DALL’UTERO CHE GIÀ CI DIVIDONO IN QUESTE TRIBÙ, E INSTRADANO IL NOSTRO PENSIERO A MUOVERSI NEI LORO CONFINI E SEGUENDO LE LORO SOVRASTRUTTURE. E DA QUALCHE PARTE IN TUTTO QUESTO CI DIMENTICHIAMO CHE SIAMO ESSERI UMANI. SÌ, ESSERI UMANI. ANCHE NOI QUATTRO. MATTEO, IO NON RIESCO A NON TROVARTI SIMPATICO, SAI? E BEPPE, I TUOI SPETTACOLI MI HANNO SEMPRE FATTO MORIRE DAL RIDERE.”

“PRESIDENTE, NON CREDE CHE IL SUO SIA UN DISCORSO UN PO’ QUALUNQUISTA? NEL MONDO CI SONO DECISIONI DA PRENDERE, E I CITTADINI VI ELEGGONO PER QUESTO.”

“CI SONO DECISIONI DA PRENDERE? E CHI LO DICE? NON È DETTO CHE TUTTE LE DECISIONI DEBBANO ESSERE PRESE PER FORZA.”

“MA NEL MONDO CI SONO PERSONE REALI, CON PROBLEMI REALI CHE HANNO BISOGNO DI RISPOSTE REALI.”

“E NOI POSSIAMO RISOLVERLI? PRENDENDO DECISIONI BASATE SU CATEGORIE ARTIFICIALI COMPLETAMENTE AVULSE DAL VIVERE COMUNE DELLE PERSONE? NO. L’HO FATTO PER TROPPO TEMPO. ADESSO BASTA. C’È UNA SOLA DECISIONE CHE VOGLIO PRENDERE IN QUESTO MOMENTO, ED È QUELLA DI ANDARE A CASA AD ABBRACCIARE I MIEI NIPOTI. ADDIO.”

BERLUSCONI SI TOLSE IL MICROFONO, SI ALLENTÒ LA CRAVATTA E USCÌ SVELTO DALLO STUDIO, CON UN SORRISO SERAFICO STAMPATO SUL VOLTO.

“HA RAGIONE”, ESCLAMÒ RENZI, “HA RAGIONE LUI. MI SONO ROTTO I COGLIONI DI QUESTO TEATRINO. VOGLIO SPOGLIARMI NUDO E CAMMINARE COME UN VELOCIRAPTOR!”

IL SEGRETARIO DEL PD SI STRAPPÒ I VESTITI DI DOSSO, SI MISE SULLE PUNTE DEI PIEDI, FLETTENDO BRACCIA E GAMBE E TENENDO LE MANI A GUISA DI ARTIGLIO, E POI SI MISE A CAMMINARE INTORNO NELLO STUDIO, ONDEGGIANDO LA TESTA AVANTI E INDIETRO, PROPRIO COME L’ANTICO RETTILE PREDATORE DEL PERIODO CRETACEO.

“IO VOGLIO PICCHIARE LA MINCHIA CONTRO IL DIRETTORE MENTANA!” SENTENZIÒ GRILLO ESTRAENDO LA SUA MAZZA BUTTERATA DAI PANTALONI.

“GRILLO LA PREGO, DESISTA DA QUESTA FOLLIA”, URLÒ MENTANA MENTRE IL COMICO LIGURE LO RINCORREVA CON LA SUA FLACCIDA APPENDICE AL VENTO.

E TRA IL PUBBLICO LA GENTE SI SPOGLIAVA E SI CIMENTAVA IN RAPPORTI SESSUALI IMPROVVISATI, NONCURANTE DELLA TESTATA NUCLEARE NORDCOREANA CHE DI LÌ A POCO AVREBBE POLVERIZZATO LO STUDIO DI LA7 E DISTRUTTO PER SEMPRE LA CIVILTÀ UMANA.

IL FIUME

SENTIVA I CIOTTOLI, LISCI E DURI, PREMERGLI CONTRO LE PIANTE DEI PIEDI, E LA CORRENTE DELL’ARNO SFERZARGLI FRESCA LE CAVIGLIE, PRIMA DI PERDERSI A VALLE IN MILLE RIVOLI E FIOTTI.

ALZÒ LO SGUARDO: DAL PELO DELL’ACQUA ERA EMERSO IL LUNGO ED ESILE COLLO DI UN PLESIOSAURO; IN LONTANANZA, OLTRE L’ANIMALE, IL SOLE STAVA SCOMPARENDO DIETRO I TETTI SONNACCHIOSI DI RIGNANO, MENTRE IL SUONO DELLE CAMPANE RISUONAVA NELLA VALLE.

SI GIRÒ VERSO CARLOTTA: LA RAGAZZA, INGINOCCHIATA SULLA RIVA CON LA GONNA SOLLEVATA, STAVA GETTANDO ACQUA NEI GENITALI IN CUI POCO PRIMA MATTEO AVEVA IMMERSO LA SUA GIOVINEZZA.

LE SORRISE, MA LEI LO RICAMBIÒ CON UNO SGUARDO SERIO.

“CHE C’È?”

“NON ESCI MAI IN TEMPO, MATTEO” REPLICÒ STIZZITA.

“EDDAI… HO CHIESTO SCUSA… CHE ALTRO VUOI?”

LA RAGAZZA SCOSSE LA TESTA.

“NON È SOLO QUESTO.”

“E ALLORA CHE C’È?”

IL PLESIOSAURO STARNUTÌ, E UNA PIOGGIA DI ACQUA E MUCO PRECIPITÒ SULLA RAGAZZA, INFRADICIANDOLA.

RENZI SCOPPIÒ A RIDERE.

“BESTIA DI MERDA!” URLÒ CARLOTTA LANCIANDO UN SASSO CONTRO LA CREATURA, “E TU CHE CAZZO RIDI!??!?!”

MATTEO LE SI AVVICINÒ: “INSOMMA… CHE TI HO FATTO?”

CARLOTTA INCROCIÒ LE BRACCIA: “NON HAI FATTO NULLA…PERÒ… MATTEO… PORTA DA QUALCHE PARTE QUESTA STRADA CHE STIAMO PERCORRENDO?”

RENZI SOSPIRÒ: “DOVE DOVREBBE PORTARE? SENTIAMO… DAI CAZZO, CARLOTTA, ABBIAMO QUINDICI ANNI, DEVO FORSE CHIEDERTI DI SPOSARMI?”

“NON È QUESTO. È SOLO CHE… MI SENTO COME SE TUTTO QUESTO NON AVESSE ALCUN SIGNIFICATO… COME SE NON CI FOSSERO PIÙ CERTEZZE… COME SE L’OROLOGIO AVESSE COMINCIATO A TICCHETTARE, E FOSSE GIÀ TROPPO TARDI… MI CAPISCI?”

MATTEO SI AVVICINÒ PER BACIARLE LE LABBRA, MA LEI VOLTÒ IL CAPO. E IN QUEL MOMENTO SCORSE QUALCOSA QUALCOSA AL LIMITARE DEL BOSCO.

“LUIGINO!!!!”

ACCOVACCIATO TRA LE FELCI, LUIGINO SI STAVA MASSACRANDO RABBIOSAMENTE L’APPENDICE.

RENZI GLI VENNE INCONTRO RINGHIANDO: “LUIGINO, DA QUANTO TEMPO SEI LÌ A MENARTI LA CARNE SULLE CURVE DELLA CARLOTTINA!?!??!”

“GNOOOOOO, MARTEO!!!!! CIONO ARIVATO ORA TAVO FACIENDO LA PIPÌ!!!!!”

“NON TI CREDO, VISCIDO PORCELLO DI PALUDE!!” ESCLAMÒ MATTEO ALZANDO LA MANO.

“FEMMO!!!! NON MI CI PUOI PICCHIARMICI!!! CIÒ LA CINDROME!!!!!”

“HA RAGIONE, MATTE…”, SOGGIUNSE CARLOTTA, “LASCIALO IN PACE.”

“COMUNCUE IL CAPO SCAUT HA FATO UN ANUNCIO, CHE TASERA DOPO IL RANCIO ARIVA UNA PESONA MOTTO IMPOTANTE A TENERE UN DICORSO!!! E CHE SE NON TI VEDE TI METTE UNA NOTA DI DEMEITO!!! QUINDI NON MI OMPEE CHE TI HO CIALVATO IL CULO, MARTEO!!!!”

“OTTA, CHE FAI, VIENI?” MORMORÒ RENZI.

“VOI ANDATE, IO VI RAGGIUNGO: DEVO RIMETTERMI LE SCARPE.”

MATTEO E LUIGINO SI AVVIARONO VERSO IL CAMPO BASE.

“CETTO CHE CIÀ DELE BELE PUPAZZE MARTEO!!!”

“STAI ZITTO.”

RENZI SI VOLTÒ INDIETRO: CARLOTTA ERA SEDUTA SUL CIGLIO DEL FIUME, COL MENTO SULLE GINOCCHIA, E FISSAVA L’ORIZZONTE.

[…]

IL TENDONE DELLE ASSEMBLEE, AL CENTRO DEL CAMPO SCOUT, ERA ILLUMINATO COME PER LE GRANDI OCCASIONI. DOVEVANO ESSERE GIÀ QUASI TUTTI DENTRO, A GIUDICARE DAL RUMORE.

IL CAPO SCOUT, CHE ATTENDEVA ALL’INGRESSO CON FARE SPAZIENTITO, FULMINÒ MATTEO CON LO SGUARDO APPENA LO VIDE: “RENZI, DOVE CAZZO ERI?”

“STAVO SCIACQUANDO LA MIA BUSSOLA NEL FIUME.”

“COS’È, UNA SPECIE DI METAFORA SESSUALE? CHE NON SUCCEDA PIÙ, O TE LE STRAPPO QUELLE MEDAGLIETTE DEL CAZZO! E ORA MUOVITI…”

RENZI UDÌ DAL TENDONE UNA SPECIE DI CORO OVATTATO: APPENA FU DENTRO, CAPÌ DI COSA SI TRATTAVA.

“DE MITA! DE MITA! DE MITA!”

I GIOVANI SCOUT GRIDAVANO ALL’UNISONO, BATTENDO LE MANI A RITMO.

DAL PALCO, IL SEGRETARIO DEMOCRISTIANO SORRIDEVA BONARIO.

“MOLTO BENE RAGAZZI… NON VI RUBERÒ TROPPO TEMPO, SO CHE DOMATTINA DOVETE SVEGLIARVI PRESTO PER ANDARE AD ANNUSARE LA CACCA DEGLI ANIMALI E AD IMPARARE I NODI. QUELLA CHE VOGLIO FARE CON VOI STASERA È… DICIAMO… UNA PICCOLA RIFLESSIONE SUL VOSTRO FUTURO…MMMMHHH…DITEMI RAGAZZI, QUAL È LA COSA PIÙ IMPORTANTE SECONDO VOI?”

UN BRUSIO SI SOLLEVÒ TRA I GIOVANI SCOUT.

“CIGNOR DE MITA DEVE ESSE PIÙ PECISO!!!! LA COSA PIÙ IMPOTANTE DI CHE!!?!??!?” ESCLAMÒ LUIGINO.

“LA COSA PIÙ IMPORTANTE IN ASSOLUTO, MIO PICCOLO SINDROMICO AMICO.”

I PICCOLI SCOUT SI GUARDARONO L’UN L’ALTRO PERPLESSI.

“LA BICICLETTA” MORMORÒ QUALCUNO.

“KENSHIRO!!!”

“VA BENE, UN ATTIMO, RAGAZZI… CERCHIAMO DI PRENDERLA ALLA LONTANA”, CONTINUÒ DE MITA, “SE VI FOSSE DATA LA POSSIBILITÀ DI ESSERE UN QUALSIASI ANIMALE, CHE ANIMALE VORRESTE ESSERE?”

“UN LEONE!”

“UNA TIGRE!”

“IL MIO CANE, LILLO!”

“CERTO, IN APPARENZA QUESTE SONO SCELTE VALIDE: ANIMALI FORTI, CORAGGIOSI… MA PERSONALMENTE PREFERISCO UN ALTRO ANIMALE… LA PIOVRA…”

GLI SCOUT RIMASERO IN SILENZIO, FISSANDO DE MITA CON UN MISTO DI CURIOSITÀ E STUPORE.

“… QUESTI ANIMALI POSSONO MORDERE… FERIRE… MA LA PIOVRA STRANGOLA… E NON ESISTE LUOGO AL MONDO DOVE NÉ IL LEONE, NÉ LA TIGRE, NÉ TANTOMENO IL CANE LILLO POSSANO SFUGGIRE AI TENTACOLI DELLA PIOVRA.”

RENZI SI GUARDÒ ATTORNO INQUIETO: NON RIUSCIVA A SCORGERE CARLOTTA.

“FIGLIOLI MIEI… NEGLI ANNI CHE VI ASPETTANO VEDRETE LE VOSTRE PRIORITÀ CAMBIARE: UN GIORNO SARANNO GLI AMICI, IL CALCETTO, RENDERE FIERI MAMMA E PAPÀ, E POI SCOPRIRETE IL PIACERE E, SE SARETE SFORTUNATI, L’AMORE… MA TUTTO CIÒ NON AVRÀ ALTRO EFFETTO CHE LASCIARVI VUOTI. PERTANTO VI CHIEDO ANCORA: QUAL È LA COSA PIÙ IMPORTANTE?”

CI FU UN ISTANTE DI TREPIDANTE SILENZIO.

“DIO!” BOFONCHIÒ RENZI.

DE MITA SORRISE:

“CERTO, CERTO… TUTTI PASSIAMO ATTRAVERSO LA FASE DEI SUPEREROI… ALTRE IDEE?”

“IL POTEE!!!!” ESCLAMÒ LUIGINO.

I SUOI COMPAGNI SI VOLTARONO VERSO DI LUI.

“HO SENTITO BENE? COME TI CHIAMI, FIGLIOLO?”

“LUIGINO, CIGNOR DE MITRA!!!!”

“VIENI QUI, LUIGINO… ECCO… PRENDI IL MICROFONO E SPIEGATI MEGLIO…”

LUIGINO SI AVVICINÒ GOFFAMENTE AL PALCO, MENTRE RENZI LO GUARDAVA ATTONITO.

“LA CIOSA PIÙ IMPOTANTE DI TUTE È IL POTEE… L’AMOE È CIOLO UN TUCCO EVOLUCIONISTICO, IL PIACEE GNON È ALTO CHE UNA COMPICATA EAZIONE CIMICIA, SOLO IL POTEE CONTA… LA CIUA ACUISICIONE, LA CIUA GETIONE, IL CIUO MATENIMENTO… QUETTA È L’UNICA CIOSA IMPOTANTE…”

DE MITA ANNUÌ, DANDO UNA PACCA SULLA SPALLA AL PICCOLO LUIGINO.

RENZI ERA RIMASTO A BOCCA APERTA.

“AVETE SENTITO, RAGAZZI? RICORDATE QUESTE PAROLE: DOVETE MARCHIARLE A FUOCO NELLE VOSTRE COSCIENZE. DEVONO DIVENTARE UNA SECONDA NATURA PER VOI. VEDETE… I NOSTRI PADRI HANNO SBAGLIATO NEL RITENERE LA DEMOCRAZIA COME UN IDEALE, UN VALORE FINE A SE STESSO… NO… LA DEMOCRAZIA È UNO STRUMENTO… E VOI, FIGLIOLI, SARETE LA GENERAZIONE CHE USERÀ QUESTO STRUMENTO PER IL NOSTRO VERO FINE.”

UN APPLAUSO ORDINATO SI LEVÒ DALLE FILA DEI GIOVANI SCOUT.

“BENE”, SOGGIUNSE IL CAPO SCOUT PRENDENDO IL MICROFONO, “RINGRAZIAMO IL SEGRETARIO DE MITA PER IL SUO INTERVENTO. E ORA, PRENDIAMO IL LIBRO DEGLI INNI ALLA PAGINA 63 E INTONIAMO UN CANTO DI ADORAZIONE A NOSTRO SIGNORE… MOLOCH.”

UNO DEGLI SCOUT ANZIANI SI AVVICINÒ AL CAPO SCOUT, BISBIGLIANDOGLI QUALCOSA ALL’ORECCHIO.

“UN’ALTRA COSA”, AGGIUNSE, “SE QUALCUNO DI VOI DOVESSE AVERE NOTIZIE DELLA SCOUT CECCHERINI CARLOTTA, È PREGATO DI FARCELO SAPERE. NON HA ANCORA FATTO RAPPORTO STASERA.”

RENZI SENTÌ UN NODO ALLA GOLA, E UN PRESENTIMENTO OSCURO AFFIORARE NEI MEANDRI DEL SUO CUORE.

IL DIBATTITO DELLE PRIMARIE PD

IL COMITATO CENTRALE DEL PD DECIDE CHE LE PRIMARIE SONO UNA STRONZATA E STABILISCE CHE IL SEGRETARIO DEL PD VERRA’ SCELTO MEDIANTE UN INDOVINELLO.
I TRE CANDIDATI SI RIUNISCONO DUNQUE DI FRONTE A MATTEO ORFINI.
“MOLTO BENE RAGAZZI. CI SONO TRE PICCIONI SU UN DAVANZALE. SE SPARO A UNO DEI TRE PICCIONI, QUANTI PICCIONI RIMANGONO SUL DAVANZALE?”
PER PRIMO RISPONDE EMILIANO: “VEDE ORFINI, IO SONO MERIDIONALE. E IN QUANTO MERIDIONALE MI CHIEDO: DOV’ERA LO STATO QUANDO QUEL PICCIONE E’ STATO SPARATO? POSSIBILE CHE I PICCIONI DEBBANO ESSERE SEMPRE LASCIATI SOLI? SE CONTINUIAMO SU QUESTA STRADA, TEMO VERRA’ IL GIORNO IN CUI I PICCIONI DOVRANNO FARSI GIUSTIZIA DA SE’. COMUNQUE VENENDO ALLA DOMANDA… PENSO CHE LA RISPOSTA SIA CHE SUL DAVANZALE RIMANE UN PICCIONE MORTO, PERCHE’ GLI ALTRI DUE, SUBITO DOPO LO SPARO, DOVREBBERO VOLARE VIA. E VOLEREBBERO VIA ISTANTANEMAENTE, MI CREDA ORFINI, PERCHE’ I PICCIONI HANNO DEI RIFLESSI DELLA MADONNA. IO LO SO, AVENDO PROVATO DIVERSE VOLTE A SCOPARLI.”
“VA BENE EMILIANO: MINISTRO ORLANDO?”
“IO CREDO CHE CI STIAMO FOCALIZZANDO SUL PROBLEMA SBAGLIATO: NON E’ IMPORTANTE SAPERE QUANTI PICCIONI RIMANGANO SUL DAVANZALE DOPO LO SPARO, MA CAPIRE PERCHE’ I PICCIONI FOSSERO LI’ IN PRIMO LUOGO. DIETRO OGNI PICCIONE C’E’ UNA STORIA. NON POSSIAMO PRETENDERE DI SAPERE DOVE ANDRANNO I PICCIONI, SE NON SAPPIAMO DA DOVE SONO VENUTI: LE LORO SPERANZE, LE LORO ASPETTATIVE, I LORO SOGNI E LE LORO DELUSIONI. SOLO COSI’ CAPIREMO QUANTI PICCIONI RIMANGONO SUL DAVANZALE.”
“GRAZIE MINISTRO. MATTEO RENZI?”
RENZI CI PENSA UN ATTIMO, POI RISPONDE SICURO:
“SEI MILIONI.”
“MOLTO BENE. ANNUNCIO UFFICIALMENTE CHE MATTEO RENZI E’ ELETTO SEGRETARIO DEL PD.”

I DUBBI DEL DIO-LUMACA

LA LUCE DELLA LUNA SI RIFLETTEVA SULLA SUPERFICIE UMIDA DELLA SUA PELLE, GENERANDO BAGLIORI MULTICOLORE CHE VIBRAVANO ALL’UNISONO CON L’ORRIDO RESPIRO DELLA CREATURA.

IL CARRO, STIPATO DI VITTIME TREMANTI, SI STAVA AVVICINANDO AL PROMONTORIO. IL DIO LUMACA PROTESE LE ANTENNE, E ANNUSÒ L’ARIA: QUESTA PARTITA DI PENSIONATI SI PREANNUNCIAVA PARTICOLARMENTE GHIOTTA; IL PROFUMO DELLE LORO CARNI FLOSCE E STAGIONATE GIÀ STIMOLAVA LE GHIANDOLE SALIVARI DELL’EMPIA DIVINITÀ GASTEROPODE.

QUELLA PASQUA, COME OGNI PASQUA ORMAI DA MILLENNI, CIASCUN COMUNE AVEVA DOVUTO FORNIRE ALMENO UN PENSIONATO, ESTRATTO A SORTE FRA LA POPOLAZIONE. I SEGRETARI DEL PD LOCALE LI AVEVANO PREPARATI AL VIAGGIO, AMMORBIDENDOLI A BASTONATE, PER POI CARICARLI SUL NERO CARRO CHE LI AVEVA CONDOTTI A RIGNANO SULL’ARNO.

RENZI LI AVREBBE INGHIOTTITI, MA NON SAREBBERO MORTI: MILIONI DI ANNI DI DIGESTIONE LI ATTENDEVANO NELLE VISCERE DEL DIO-LUMACA, MILIONI DI ANNI PASSATI A PREGARE DI MORIRE.

TUTTAVIA, LA MORTE NON SAREBBE GIUNTA IN LORO SOCCORSO: ERA UN CONCETTO CHE RENZI AVEVA ROTTAMATO, TANTO TEMPO PRIMA, INSIEME AL CONCETTO DI PIETÀ.

LA SUA MENTE INVERTEBRATA CONTEMPLAVA ORMAI SOLO IL DOMINIO COMPLETO DELLO SPAZIO-TEMPO, E LA CONSAPEVOLEZZA ILLIMITATA CHE QUESTO COMPORTAVA. NON C’ERA PIÙ POSTO PER LE PULSIONI DELL’ANIMO UMANO, ALMENO APPARENTEMENTE.

EPPURE QUEL PENSIERO CONTINUAVA A TORMENTARLO, COME UNA PUNTURA DI SPILLO NEI MEANDRI DEL SUBCONSCIO PIÙ DIFFICILI DA RAGGIUNGERE: IL PENSIERO CHE IN ERE DIFFERENTI AVEVA AMATO, ED ERA STATO AMATO.

MA NELLA RICERCA DEL CONSENSO ASSOLUTO, NELLA SUA INTIMA MANIPOLAZIONE DEL CONTINUUM SPAZIO-TEMPO, MARIA ELENA ERA SCOMPARSA. NESSUNO SI RICORDAVA DI LEI. ESISTEVA ORMAI SOLO COME VIBRAZIONE RESIDUA NELLA GRANDE EQUAZIONE DELL’UNIVERSO, UN PUNTO MANCANTE NELL’ABISSO DELL’ETERNITÀ.

SI POTEVA AMARE QUALCOSA CHE NON ERA MAI ESISTITO?

AVREBBE VOLUTO DOMANDARLO AD ORFINI, COL CAPPUCCIO NERO CALATO SULLA FRONTE, LÌ AL SUO FIANCO.

ERA L’UNICO ORMAI IN GRADO DI INTERPRETARE I SUOI RANTOLI E GORGOGLII, E DI TRADURLI IN LINGUAGGIO UMANO. L’UNICO, SI DICEVA, A NON AVER PAURA DEL SEGRETARIO-IMPERATORE.

SI POTEVA AMARE QUALCOSA CHE NON ERA MAI ESISTITO?

NON GLIELO AVREBBE CHIESTO.

NON POTEVA DARE SEGNI DI DEBOLEZZA.

DEL RESTO CONTADINI E VIANDANTI POTEVANO AMARE, ED ESSERNE CONVINTI: AMARE DELL’AMORE PIÙ PURO CHE UNA MENTE UMANA POSSA CONCEPIRE.

MA LÌ STAVA IL PROBLEMA, E RENZI LO SAPEVA, NEI LIMITI DELLA PERCEZIONE UMANA.

DARE UN NOME NOBILE A UN LAMPO DI SINAPSI NON NE CAMBIAVA L’ESSENZA: NON C’ERA NULLA DI TRASCENDENTE IN QUELLA FREDDA REALTÀ CHIMICA.

UN’ILLUSIONE MALINCONICA E INSULSA, RISPETTO ALLA GLORIA DEL CONTROLLO TOTALE E DEL POTERE ASSOLUTO.

EPPURE QUELLO SPILLO CONTINUAVA A PUNGERE, IMPERTERRITO E FASTIDIOSO.

IL PRIMO PENSIONATO ERA LÌ, NUDO E INERME DI FRONTE A LUI.

E RENZI PENSÒ CHE I RAGIONAMENTI A STOMACO VUOTO NON LO AVEVANO MAI PORTATO A NULLA.

LA SCISSIONE NEL PD

LARGO DEL NAZARENO, 19 FEBBRAIO 2017 MATTEO RENZI SALE SUL PALCO, ACCOMPAGNATO DA UNO SCROSCIO DI APPLAUSI, QUALCHE FISCHIO.

CON ESPRESSIONE SERIA SI AVVICINA AL MICROFONO.

“AMICI, COMPAGNI… SPESSO MI RIMPROVERANO DI PARLARE TROPPO ED ASCOLTARE POCO. PERTANTO MI SEMBRA GIUSTO DEDICARE QUESTA GIORNATA ALL’ASCOLTO: INVITO GLI AMICI DELLA MINORANZA A PRENDERE PAROLA”.

SI ALZA IN PIEDI GIANNI CUPERLO: “VORREI RINGRAZIARE IL SEGRETARIO PER I TONI CONCILIATORI CHE HA UTILIZZATO NEI GIORNI SCORSI, MA TEMO CHE QUESTO NON BASTI… SI E’ PARLATO DI SCISSIONE. UNA SCISSIONE LE CUI RESPONSABILITA’ IL SEGRETARIO VORREBBE ADDOSSARE A NOI. MA VEDI, MATTEO, LA SCISSIONE C’E’ GIA’ STATA: PEZZI INTERI DELLA NOSTRA STORIA CI HANNO LASCIATI DA TEMPO.

PEZZI DELLA SINISTRA COME PIETRO, OPERAIO DI 52 ANNI IN CASSA INTEGRAZIONE, CHE TUTTE LE SERE ALLE 22 DA’ UN BACIO AL RITRATTO DI BERLINGUER CHE TIENE SOPRA IL LETTO, E POI PRENDE IL SUO FURGONCINO E VA A MIETERE RUMENE IN TANGENZIALE.

PEZZI DELLA SINISTRA COME GIANNI, 27 ANNI, CERVELLO IN FUGA, CHE DOPO ESSERSI LAUREATO FUORICORSO AL DAMS E’ STATO COSTRETTO AD EMIGRARE IN UN PAESE CHE RICONOSCESSE LE SUE CAPACITA’, E ORA FA IL BIDELLO A LIVERPOOL.

PEZZI DELLA SINISTRA COME IL DRAGHETTO GRISU’, CHE ORMAI NON VA A VOTARE DA 15 ANNI. SEGRETARIO, GRISU’ NON VOLEVA DARE FUOCO ALLE COSE COME SUO PADRE, VOLEVA SPEGNERE GLI INCENDI, VOLEVA SPEZZARE LA SPIRALE PERVERSA DEL DRAGO MALVAGIO E SPUTAFIAMME CHE INSEGNA AL FIGLIO AD ESSERE COME LUI, VOLEVA AIUTARE LA GENTE. E NOI QUALI RISPOSTE GLI ABBIAMO DATO, SEGRETARIO? COSA C’ENTRA VERDINI COL PICCOLO DRAGHETTO POMPIERE? COSA C’ENTRA ALFANO? ORA QUEL DRAGHETTO E’ UN QUARANTENNE OBESO SENZA FIGLI E SENZA SOGNI. E LA COLPA E’ DEL PD.”

STANDING OVATION PER CUPERLO.

RENZI PRENDE IL MICROFONO: “CAPISCO LE PREOCCUPAZIONI DEGLI AMICI E DEI COMPAGNI RIGUARDO AL PICCOLO DRAGHETTO POMPIERE. E VI DICO: NON ANDIAMO ALLA ROTTURA. PARLIAMONE. VOGLIAMO FARE QUESTO CONGRESSO? FACCIAMOLO.”

PRENDE LA PAROLA ROBERTO SPERANZA: “LA MINORANZA VOLEVA IL CONGRESSO. MA LO VOLEVA FARE IL 15 DI SETTEMBRE, CHE ERAVAMO TUTTI LIBERI. LEI SEGRETARIO, DA SOLITO CAGACAZZI QUALE E’, HA DECISO DI INDIRLO IL 20 DI APRILE, GIORNO IN CUI SAPEVA BENISSIMO CHE AVEVAMO ORGANIZZATO UNA PIZZATA, SEGUITA DA PARTITONE IN LAN DI AGE OF EMPIRES II HD. QUINDI ORA IL CONGRESSO SALTA.”

“RAGAZZI NON SI PUO’ RIMANDARE L’AOE?”

NELLA SALA SCOPPIA IL BARAONDA.

“RIMANDARE AOE? SEGRETARIO, STIAMO PARLANDO DI UN MATCH DI AGE OF EMPIRES CHE CERCHIAMO DI ORGANIZZARE DA MESI. MASSIMO, QUI, HA ANNULLATO IL BURRACO PER VENIRE. LEI SEMBRA MOLTO FISSATO CON QUESTA ROBA DELLA POLITICA, SEGRETARIO, MA DEVE CAPIRE CHE PARECCHI DI NOI HANNO UNA VITA. SE SALTA AGE OF EMPIRES SARA’ SCISSIONE.”

 

L’INCUBO DI ANGELINO

“ANGELINO VIENI A LETTO”.
ATTRAVERSO LA FINESTRA DELLA SUA OPULENTA VILLA DI CAMPAGNA, UNA CALDA LUNA SICILIANA ILLUMINAVA IL VOLTO ANFIBIO DI ALFANO.
“VIENI ANGELINO, STASERA VOGLIO CHE TU FACCIA L’AMORE AL MIO INTERNO.”
“ARRIVO SUBITO TESORO.”
DOPO AVER RIMOSSO LE SUE MUTANDINE DI SETA, IL RESPONSABILE DEL VIMINALE SI ADAGIÒ SULL’ELEGANTE LETTO DI MOGANO, ED INSERÌ LA TURGIDA ALFANITÀ DENTRO LA CASA DEI MODERATI.
QUINDI GRACIDÒ DI PIACERE IN NOME DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE, MENTRE PROSEGUIVA NELLA COPULA MANTENENDO LA BARRA BEN SALDA AL CENTRO, IN MODO DA EVITARE TANTO IL POPULISMO XENOFOBO ANTIEUROPEO QUANTO GLI ECCESSI DELL’ASSISTENZIALISMO SOCIALDEMOCRATICO.
“MMMMH SIIII, CONTINUA COSÌ, FINO AL 2018”, GEMETTE RENZI, MENTRE L’INTESA SESSUALE AVVILUPPAVA I DUE AMANTI IN UN VORTICE DI PIACERE.
POI L’ABBANDONO DEI SENSI PERVASE LA MENTE DI ALFANO, LA VISTA GLI SI ANNEBBIÒ, E QUANDO RIUSCÌ DI NUOVO A METTERE A FUOCO, SI ACCORSE CHE IL VOLTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ERA SPARITO; RICONOBBE INVECE, DI FRONTE A SE’, I LINEAMENTI DEL SUO ANTICO GENERALE.
“SILVIO? SILVIO ASPETTA, POSSO SPIEGARTI!”
“ANGELINO IO TI HO DATO TUTTO. TUTTO! E TU MI HAI RICAMBIATO CON LA PIÙ VILE DELLE MONETE!”
“NO TI PREGO, È TUTTA COLPA DI …”
MA ALFANO NON RIUSCÌ A TERMINARE LA FRASE, PERCHÉ LE FAUCI DI BERLUSCONI SI APRIRONO DI COLPO E GLI STACCARONO LA TESTA.
IL SUO CORPO DECAPITATO CROLLÒ SENZA VITA A TERRA, DISSANGUANDOSI LENTAMENTE, MENTRE L’EREZIONE POSTUMA DEL MINISTRO SCOMPARIVA NEL BUIO.

LEOPOLDA: EDIZIONE MILLE

LA CANTILENA IPNOTICA DI QUELLE MASSE ADORANTI, PROSTRATE DI FRONTE A LUI, ORMAI NON GLI PROVOCAVA ALTRO CHE INDIFFERENZA: SE IN PRINCIPIO ERA STATO MOTIVATO DALLA SETE DI GLORIA E DI POTERE, ORA TUTTO QUESTO ERA SVANITO, PER LASCIARE IL POSTO AD UN ASSORDANTE RUMORE BIANCO, IL RONZIO DI FONDO DELL’ESISTENZA.
MA ALLO STESSO TEMPO, RENZI SAPEVA CHE QUELLA NON ERA SOLO UN’ALTRA EDIZIONE DELLA LEOPOLDA: ERA L’EDIZIONE NUMERO MILLE.
E QUESTA CONSTATAZIONE GENERO’ IN LUI, QUASI PER CASO, QUASI INVOLONTARIAMENTE, UN PENSIERO CHE IN ALTRI TEMPI SI SAREBBE DEFINITO UMANO.
LA SUA MENTE TORNO’ ALL’INIZIO DELLA SUA ASCESA, A QUANDO AVEVA FATTO LIOFILIZZARE VIVI NANDO PAGNONCELLI E FABRIZIO MASIA, E ALLE LORO GRIDA STRAZIANTI.
SI TRATTAVA FORSE DI RIMORSO? DI SENSO DI COLPA?
NO, NON POTEVA ESSERE: TUTTO ERA SUCCESSO PER UN FINE PRECISO.
ASSORBENDO L’ESSENZA VITALE DEI DUE SONDAGGISTI EGLI ERA DIVENUTO IN GRADO DI PERCEPIRE OGNI MINIMA VARIAZIONE PERCENTUALE NELLE INTENZIONI DI VOTO, COME FINI GRANELLI DI SABBIA ATTRAVERSO LA CLESSIDRA DELL’OPINIONE PUBBLICA: MODIFICANDO DI CONSEGUENZA L’AZIONE DI GOVERNO AVEVA PORTATO IL PD AL 99,9%, CREANDO COSI’ LA PERFETTA DEMOCRAZIA.
NEL CORSO DEI SECOLI LA SUA PRESCIENZA AVEVA AVUTO ANCHE EFFETTI SUL SUO CORPO, TRASFORMANDOLO IN UN IMMORTALE DIO-LUMACA, E ORA, SUL PIANETA-CAPITALE RIGNANO IV, GLI SQUILLI DELLE TROMBE ANNUNCIAVANO LE CELEBRAZIONI DELLA SUA EGEMONIA.
SOPRA IL COLOSSALE PALCO SUI CUI ERA ADAGIATO, LE SERVE NUBIANE SI INDAFFARAVANO NEL MANTENERLO IDRATATO, RIVERSANDO LIQUAMI VAGINALI SULLA VISCIDA COTICA; NEL FRATTEMPO, DI FIANCO A LUI, CLONI ORFINOIDI ERANO INTENTI A BASTONARE UNA DOZZINA DI ANZIANI PENSIONATI, IN MODO DA RENDERNE LE CARNI PIU’ MORBIDE PER LA DIGESTIONE DA PARTE DELLA DIVINITA’ GASTEROPODE.
SULL’ESTREMITA’ DELLE ANTENNE MOLLICCE, GLI OCCHI DI RENZI SI PROTESERO A GUARDARE ALL’ORIZZONTE, OLTRE LA FOLLA OCEANICA DI SUDDITI ADULANTI: LA SUA COSCIENZA SCANDAGLIAVA NELLO SPAZIOTEMPO, AMMIRANDO LE PIANURE SENZA FINE DEL SUO CONSENSO ASSOLUTO.
EPPURE, QUA E LA’, L’OMOGENEITA’ COSMICA ERA INTERROTTA DA BUCHI E ZONE D’OMBRA: ERA QUELLO 0,1%, CHE NONOSTANTE TUTTA LA SUA PRESCIENZA RENZI NON RIUSCIVA A DOMINARE.
COME ERA POSSIBILE UNA COSA DEL GENERE, VISTO CHE TUTTI I SUOI NEMICI ERANO STATI SCONFITTI?
RICORDAVA CON SODDISFAZIONE QUANDO, POCHI ANNI PRIMA, AVEVA SBARAGLIATO LE BANDE DEL PIRATA DELL’ICTUS, BERSONIUS. E DOPO DI LUI ERA STATO IL TURNO DEL SUO ANTICO ALLEATO, IL CALIFFO-RANA ANGELMELEK BIN ALFAN.
E DUNQUE RIMANEVANO INSPIEGABILI QUELLE MACCHIE DI NON UNIFORMITA’, QUELLE CHIAZZE DI BUIO, IN CUI IMMAGINAVA SIMULACRI INCAPPUCCIATI COMPLOTTARE CONTRO IL SUO CONTROLLO DEL COSMO.
RENZI DISPREZZAVA LA MAGIA E LA SUPERSTIZIONE, MA IN QUEL CASO NON POTEVA FARE A MENO DI RIFLETTERE SULLA PREMONIZIONE CHE AVEVA RICEVUTO TEMPO ADDIETRO DALLA SIBILLA BONINO: SCRUTANDO NELLE VISCERE DI UN NEONATO APPENA SQUARTATO, LA MAGA AVEVA EMANATO UNA PROFEZIA CHE TORNAVA COSTANTEMENTE A TORMENTARLO: “TRA LE VIGNE ULULANO I DEMONI, E SCENDE LA VOLPE DAL TAVOLIERE.”
MA NO, NON AVEVA SENSO CREDERE IN QUELLE SCIOCCHEZZE, SI TRATTAVA SEMPLICEMENTE DI INCERTEZZA STATISTICA, TUTTO QUA.
E, MENTRE MATTEO TORNAVA AD ESSERE SICURO DI SE’, IN FONDO ALLA FOLLA IMMENSA RADUNATA PER LA LEOPOLDA UN INDIVIDUO DAL CAPPUCCIO BRUNO STAVA AMMAINANDO LE VELE DELLA SUA METABARCA. AVEVA UN SORRISO APPENA ACCENNATO, MENTRE SOTTO I BAFFETTI PENSAVA: “E OGGI LA RUOTA FINISCE IL SUO GIRO.”

IL PENSIONATO MALASUGNA

APPENA L’INDICATORE DI PRESSIONE SULLA TANICA ARRIVO’ AL MASSIMO, MATTEO ORFINI CHIUSE LA VALVOLA E RIMOSSE IL CATETERE DI ASPIRAZIONE DALL’ANO DEL PADISCIA’ SUPREMO RENZI.
“MI RACCOMANDO ORFINI, FA SI’ CHE TUTTE LE BOMBOLE ARRIVINO ALLA RETE DI DISTRIBUZIONE IL PRIMA POSSIBILE: NESSUNO DEI MIEI SUDDITI DEVE ESSERE PRIVATO DELL’AUGUSTO PRIVILEGIO DI ANNUSARE LA MIA NOBILE ARIA DI CULO.”
“SARA’ FATTO, MIO SIGNORE BELLISSIMO E ONNIPOTENTE SECONDO SOLO A DIO, E COMUNQUE ANCHE QUESTO NON E’ DEL TUTTO CHIARO”, REPLICO’ ORFINI.
“MOLTO BENE. FATE ENTRARE IL PROSSIMO QUESTUANTE!” TUONO’ RENZI.
I PORTONI IN PELLE DI FICA SI APRIRONO LENTAMENTE E, SCORTATO DA DUE ROBUSTE DONNE-GRANCHIO, UN ANZIANO SIGNORE ENTRO’ TREMANTE NELLA SALA DEL TRONO.
“PARLA VECCHIO! COSA DESIDERI DAL TUO IMPERATORE?
“S-SSONO VENUTO A RITIRARE LA P-P-PENSIONE, MIO S-S-S-SIRE!”
“AAAAAAAAH! LEI DEVE ESSERE IL SIGNOR ARMANDO MALASUGNA! 150 GRAMMI VERO?”
“POTREI AVERE ANCHE QUALCHE SOLDO MIO SIRE? MI ANDREBBERO BENE PERSINO QUEI DUE EURO CHE DATE AGLI IMMIGRATI! LA PREGO, LA MIA FAMIGLIA STA MORENDO DI FAME!”
“ORA VEDIAMO! INTANTO SI METTA PURE IN GINOCCHIO!”
IL SIGNOR MALASUGNA SI TOLSE IL CAPPELLO E SI INGINOCCHIO’ DI FRONTE A RENZI.
L’IMPERATORE SCHIOCCO’ LE DITA, E SUBITO DUE PAGGI ACCORSERO AD ABBASSARGLI PANTALONI E MUTANDE FINO ALLE CAVIGLIE.
QUINDI RENZI PORTO’ LE FLACCIDE NATICHE SOPRA LA TESTA DEL VECCHIO, E COMINCIO’ A SPINGERE: LENTAMENTE MA INESORABILMENTE UN FLORIDO STRONZO COMINCIO’ A FARSI STRADA ATTRAVERSO IL REGALE ORIFIZIO: “PROC-PROC-PROC-PROOOOT!”
IN UN SINUOSO ED ELEGANTE MOVIMENTO A SPIRALE, LA MERDA SI DEPOSITO’ SULLA PELATA DEL VECCHIO, CHE NEL FRATTEMPO STAVA PIANGENDO SOMMESSAMENTE.
“AAAAAAAAAAAAAAH!” SOSPIRO’ SODDISFATTO L’IMPERATORE NEL TIRARSI SU LE BRAGHE.
“POTREI AVERE ANCHE DEL DENARO, MIO SIRE?” CHIESE DI NUOVO MALASUGNA CON LA VOCE ROTTA DAL PIANTO.
RENZI SI ABBASSO’ DI FRONTE A MALASUGNA, CHE CONTINUAVA A RIMANERE IN GINOCCHIO E CON LA TESTA COPERTA DI MERDA A GUISA DI GROTTESCO COPRICAPO, E CON RAPIDI COLPI DI LINGUA SI MISE A LECCARE LE LACRIME DAL VOLTO DEL VECCHIO.
“COME SAREBBE DEL DENARO? PLIC-PLIC! TI HO DATO CINQUANTA GRAMMI IN PIU’ DI QUELLI CHE TI SPETTAVANO! SEI FORSE UN INGORDO? PLIC-PLIC! EH? SEI UN VECCHIO INGORDO CHE NON VUOLE LASCIARE NULLA PER I GIOVANI? PLIC-PLIC! SAI COSA SUCCEDE AI VECCHI INGORDI QUA NO? ESATTO! VENGONO PORTATI NELLA CAMERA DELLA ROTTAMAZIONE! TU NON VUOI ANDARE NELLA CAMERA DELLA ROTTAMAZIONE, VERO?”
“NOOOOOOO!” REPLICO’ IL PENSIONATO, SCOPPIANDO IN UN PIANTO ANCOR PIU’ FRAGOROSO.
“SONO TROPPO ECCITATO!”: RENZI ALLORA ESTRASSE LA TURGIDA VIRILITA’ DALLE BRAGHE E COMINCIO’ A PICCHIARLA SUL VOLTO RUGOSO DI MALASUGNA, COLPENDO PRIMA UNA GUANCIA E POI L’ALTRA E AUMENTANDO PROGRESSIVAMENTE IL RITMO COME IN UNA SELVAGGIA DANZA AFRICANA.
PIU’ IL PENSIONATO PIANGEVA, PIU’ IL MEMBRO PRESIDENZIALE CRESCEVA IN DUREZZA E MALVAGITA’ FINCHE’, DOPO LUNGHI MINUTI DI AGONIA, NON SCARICO’ L’ABBONDANTE STRACCHINO SULLA FACCIA DI MALASUGNA.
“PORTATELO VIA!”
LE DONNE GRANCHIO TRASCINARONO VIA IL VECCHIO, SEMPRE IN GINOCCHIO E CON LA SONTUOSA DEIEZIONE IN TESTA MA CHE ORA, COL VOLTO ADORNO DI LACRIME E SEME, SEMBRAVA LA TRISTE PARODIA DI UN SUCCULENTO BIGNE’.
“E RINGRAZI CHE NON GLI HO FATTO QUELLO CHE HO FATTO A BERSANI!”