LE RUOTE DEL TROLLEY STERZAVANO E SCARTAVANO FRENETICHE MENTRE L’INGEGNERE BRAMBILLA, GIACCA IN SPALLA, SI AFFANNAVA LUNGO IL TERMINAL 2 ALLA RICERCA DEL SUO IMBARCO.
‘DEVE ESSERE SEMPRE DALL’ALTRA PARTE DELL’AEROPORTO, CAZZO’.
ALL’IMBARCO L’IMPIEGATA LO ACCOLSE CON IL SOLITO SORRISO ARTIFICIALE.
“IL VOLO PER LAMBRATE?”
“SÌ, BRAMBILLA, BUSINESS CLASS.”
“EHM… I POSTI IN BUSINESS CLASS SONO TERMINATI.”
“COME? MA IO HO PRENOTATO PER UN POSTO IN BUSINESS.”
“TEMO CI SIA STATO UN PROBLEMA DI SOVRAPRENOTAZIONE, INGEGNERE. MA POSSIAMO ASSEGNARLE UN POSTO IN ECONOMY CON EXTRA SPAZIO PER LE GAMBE…”
BRAMBILLA SOSPIRÒ.
ALL’INTERNO DELLA FUSOLIERA LA PUZZA DI SUDORE SI MESCOLAVA ALLE RISATE DEI RAGAZZI DI RITORNO DALLE VACANZE.
BRAMBILLA SI FECE STRADA ATTRAVERSO LA GENTE ANCORA FASTIDIOSAMENTE IN PIEDI FINO AL POSTO 14C.
L’UOMO SEDUTO ACCANTO AL FINESTRINO, IN CRAVATTA ED ABITO NERO, LO ACCOLSE CON UN CENNO DEL CAPO, MENTRE BRAMBILLA SISTEMAVA LA VALIGIA NELLA CAPPELLIERA.
NELL’APPOGGIARSI ALLO SCHIENALE SENTÌ LA STANCHEZZA E LA TENSIONE SCIOGLIERSI: ATTRAVERSO IL FINESTRINO GLI GIUNGEVANO LE LUCI INTERMITTENTI DELLA PISTA, E IL RUMORE DELLE MANOVRE DEL 737 CHE SI APPRESTAVA A DECOLLARE.
GLI PARVE DI APPISOLARSI DUE, FORSE TRE VOLTE.
QUANDO RIAPRÌ GLI OCCHI ERANO GIÀ IN VOLO. SI GUARDÒ ATTORNO: LE LUCI ERANO SPENTE, E LA GRAN PARTE DEI PASSEGGERI STAVA DORMENDO, COMPRESO IL SUO COMPAGNO DI VIAGGIO.
SI STROPICCIÒ GLI OCCHI SBADIGLIANDO, E GETTÒ UN’OCCHIATA ALL’ESTERNO: NEL BUIO DENSO DEL CIELO NOTTURNO VEDEVA SOLO L’ALA ILLUMINATA DALLA LUCE DEI MOTORI.
E POI NOTÒ QUALCOS’ALTRO.
QUALCOSA CHE SI MUOVEVA SULL’ALA.
RABBRIVIDÌ, E SI AVVICINÒ AL FINESTRINO PER VEDERE MEGLIO.
NON SI STAVA SBAGLIANDO; C’ERA VERAMENTE QUALCOSA SULLA SUPERFICIE DELL’ALA.
UN’OMBRA, CONFUSA NEL BUIO E NELLA PIOGGIA BATTENTE, ILLUMINATA A SPRAZZI DALLE LUCI LAMPEGGIANTI DEL VELIVOLO.
E SI STAVA AVVICINANDO, STRISCIANDO LUNGO L’ALA, VERSO BRAMBILLA.
QUANDO LA CREATURA FU A POCHI METRI DAL FINESTRINO, L’INGEGNERE RIUSCÌ FINALMENTE A DISTINGUERNE LE MEMBRA, MAGRE E LISCE, DI UN COLORE PALLIDO COME LA LUNA, ED IL VOLTO EMACIATO SOTTO I CAPELLI SPARUTI, LA BOCCA CONTORTA IN UNA SMORFIA MALEVOLA, SOTTO IL NASO ADUNCO, E GLI OCCHI GIALLI PIENI DI INTENZIONI INDICIBILI.
E STAVA GUARDANDO LUI.
STAVA GUARDANDO LUI.
“CAZZO!”, URLÒ GETTANDOSI IN AVANTI DI SOPRASSALTO.
“INGEGNERE, TUTTO A POSTO?” DOMANDÒ LA HOSTESS CON FARE RASSICURANTE.
“NO CAZZO. C’È PIPPO FRANCO SULL’AEREO! DIA UN’OCCHIATA!”
BRAMBILLA INDICAVA TREMOLANTE IL FINESTRINO.
“IO NON VEDO NULLA, SA?”
BRAMBILLA GUARDÒ DI NUOVO ALL’ESTERNO: VIDE SOLO L’ALA VIBRARE SOTTO LA PIOGGIA; L’OMBRA NON C’ERA PIÙ.
“LE ASSICURO CHE C’ERA PIPPO FRANCO. CONTROLLATE LE TELECAMERE, CAZZO!”
L’HOSTESS SORRISE.
“SIGNORINA, L’INGEGNERE STAVA SOLO FACENDO UN BRUTTO SOGNO”, SI INTROMISE LA VOCE PACATA DELL’UOMO CON LA CRAVATTA, “POTREBBE PORTARGLI UN COGNAC? ANZI FACCIA DUE…”
“OFFRO IO NATURALMENTE”, AGGIUNSE L’UOMO APPOGGIANDO UNA MANO AMICHEVOLE SULLA SPALLA DI BRAMBILLA.
“LA RINGRAZIO MOLTO”, RISPOSE BRAMBILLA ASCIUGANDOSI LA FRONTE.
“OH, MA CI MANCHEREBBE. LA CAPISCO, SA? CON TUTTE QUESTE TURBOLENZE È FACILE AGITARSI…”
“GIÀ, NON SO MAI QUALE SIA IL LIVELLO DI TURBOLENZA OLTRE IL QUALE È LECITO PREOCCUPARSI…”
“ECCO I VOSTRI COGNAC”, SQUITTÌ LA HOSTESS PORGENDO LORO UN VASSOIO.
BRAMBILLA PRESE IL SUO BICCHIERE FRA LE MANI SUDATE.
“UN BRINDISI AL SUO PROGETTO DI SESTO, INGEGNERE,” DISSE L’UOMO CON LA CRAVATTA ALZANDO IL LIQUORE.
“AH, VEDO CHE MI CONOSCE.”
“LA HOSTESS PRIMA L’HA CHIAMATA PER NOME. E POI BE’… LEGGO I GIORNALI…”
“LEGGE I GIORNALI PERCHÉ È INTERESSATO AD INVESTIRE?”
“NO, NON DIREI PER IL MOMENTO. CERCO SOLO DI ESSERE UN CITTADINO INFORMATO.”
“NON SI INFORMI TROPPO SULLA QUESTIONE, ALLORA. È IL GENERE DI COSE SU CUI I GIORNALI TENDONO A RICAMARE, E NON VORREI CHE SI FACESSE UN’IDEA SBAGLIATA DI ME.”
“GUARDI CHE IO QUESTE COSE NON LE GIUDICO MICA, PERLOMENO NON COSÌ SUPERFICIALMENTE. IL NOSTRO È UN MONDO IN CUI SI FA AFFARI CON CHI CAPITA. QUELLI TROPPO SCHIZZINOSI COLANO A PICCO. MA POI DI CHE STIAMO A PARLARE, BRAMBILLA? C’È UN PIPPO FRANCO SULL’AEREO!”
UN RISOLINO STROZZATO SI FERMÒ NELLA GOLA DI BRAMBILLA.
“AHAH!”
“INGEGNERE NON SI DEVE PREOCCUPARE. IL 99% DEGLI INCIDENTI AEREI SI VERIFICA DURANTE IL DECOLLO O L’ATTERRAGGIO. PERÒ CERTO, QUELLI IN FASE DI CROCIERA SPAVENTANO DI PIÙ. A PROPOSITO, RICORDA QUELLA STORIA… QUEL PILOTA TEDESCO CHE SI SFRACELLÒ SULLE ALPI QUALCHE ANNO FA? C’È UNA VOCE CHE CIRCOLA SU QUEL VOLO… DICONO CHE UNO DEI PASSEGGERI AVESSE VISTO PIPPO FRANCO ARRAMPICARSI SULLA CODA DELL’AEREO… PROPRIO COME LEI…”
“MA IO STAVO SOGNANDO… L’HA DETTO LEI…”
“OH CERTO…”
BRAMBILLA SI STRINSE AI BRACCIALI, MENTRE IL SUDORE GLI COLAVA SOTTO LA CAMICIA.
“E POI COME È POSSIBILE CHE SI SAPPIA, VISTO CHE I PASSEGGERI SONO TUTTI MORTI?”
L’UOMO ALZÒ LE SPALLE.
“NON LO CHIEDA A ME, GLIE L’HO DETTO: È SOLO UNA DICERIA… MA -SUPPONGO- DALLA SCATOLA NERA? O DA QUALCHE CELLULARE RIMASTO SUL CRATERE DELL’IMPATTO? IMPRESSIONANTE PERÒ… TUTTA QUELLA GENTE, UN MOMENTO TRANQUILLA E POI-”
“NON MI STA TRANQUILLIZZANDO AFFATTO”, DISSE BRAMBILLA VOLTANDOSI VERSO L’UOMO.
IL SUDORE LO TENEVA INCHIODATO ALLO SCHIENALE, MENTRE L’AEREO SUSSULTAVA TRA UNA SACCA DI VUOTO E L’ALTRA.
LA SPIA DELLE CINTURE SI ACCESE.
DALL’ALTOPARLANTE SI UDÌ LA VOCE NERVOSA DI UNA HOSTESS: “STIAMO ATTRAVERSANDO UN’ALTRA ZONA DI TURBOLENZA. VI PREGHIAMO DI RIMANERE SEDUTI CON LE CINTURE ALLACCIATE E DI UTILIZZARE LA TOILETTE SOLO IN CASO DI NECESSITÀ.”
“QUELLO CHE STO CERCANDO DI DIRLE, BRAMBILLA,” PROSEGUÌ L’UOMO CON LA CRAVATTA, “È CHE, ASSUMENDO PER UN ISTANTE CHE CI SIA DEL VERO IN QUESTA MODERNA FORMA DI FOLCLORE, PIPPO FRANCO NON SAREBBE LA CAUSA DEI DISASTRI AEREI, COME CREDE QUALCUNO. NO, IN UN CERTO SENSO NE SAREBBE L’EFFETTO…”
“L’EFFETTO?”
“MA SÌ, TUTTE LE VOLTE CHE PIPPO FRANCO È APPARSO AI PASSEGGERI, L’AEREO ERA GIÀ SEGNATO. NON È STATO LUI AD ALLENTARE QUALCHE VITE. LUI HA SOLO ANNUSATO IL TERRORE. FORSE È QUELLO IL SUO NUTRIMENTO.”
NEL BICCHIERE DI BRAMBILLA IL COGNAC VIBRAVA A OGNI SCOSSA. L’INGEGNERE LO PRESE IN MANO PER SORSEGGIARLO, MA LE MANI GLI TREMAVANO TROPPO, E METÀ DEL LIQUORE FINÌ SULLA SUA CAMICIA.
“QUESTO TERRORE CHE SENTE CRESCERE DENTRO DI LEI È CIÒ CHE GLI INTERESSA,” CONTINUÒ L’UOMO AVVICINANDOSI ALL’ORECCHIO DI BRAMBILLA PER BISBIGLIARE, “UN’OCCHIATA ALLE HOSTESS, PER COGLIERE QUALCHE SEGNO DELL’IMMINENTE TRAGEDIA, UN VOLTO DEVASTATO DALL’ANGOSCIA, E POI LA SENSAZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA CHE CRESCE ATTORNO A SÉ, UN ISTANTE DOPO L’ALTRO. LA DISPERAZIONE DI DECINE DI PERSONE FRULLATA A OTTOCENTO CHILOMETRI ALL’ORA. E TUTTO PER COSA? PER IL CASO, BRAMBILLA. UN MECCANICO POCO ATTENTO, UN PILOTA CHE HA DECISO DI ANDARSENE COL BOTTO, UN SEGUACE DI ALLAH PARTICOLARMENTE ZELANTE, ED È TUTTO FINITO: OGNI STORIA, OGNI VITA, OGNI PROGETTO. E LA COSA PEGGIORE È CHE RIMANE PURE IL TEMPO PER PENSARCI, PER MORDERSI LE LABBRA RIMUGINANDO SU TUTTI I FILI RIMASTI SCIOLTI. NON È VERO, BRAMBILLA? NON PENSA CHE DOVREI INVESTIRE DAVVERO SU QUELLA COSA A SESTO SAN GIOVANNI?”
LA FUSOLIERA FREMETTE ANCORA PIÙ FORTE, MENTRE I PASSEGGERI SI SVEGLIAVANO E INIZIAVANO A MORMORARE.
BRAMBILLA SI GIRÒ VERSO L’UOMO: STAVA RIDENDO SGUAIATAMENTE
L’INGEGNERE PROVÒ A RIDERE DI RIMANDO, MA RIUSCÌ SOLO A STORCERE LA BOCCA IN UN SORRISO SARDONICO.
“SÌ, PENSO DAVVERO CHE DOVREBBE INVESTIRE! APPENA ATTERRIAMO LE LASCIO I MIEI CONTATTI! SEMPRE SE ATTERRIAMO AHAHAHAHAH!”
“IL CASO È IL MOSTRO PIÙ TERRIBILE CHE ESISTA, BRAMBILLA. E IO QUESTA SERA SONO QUI PER SALVARLA DAL CASO.”
L’UOMO SBATTÈ LE PALPEBRE.
QUANDO LE RIAPRÌ, BRAMBILLA VIDE CHE I COLORI DELLE IRIDI E DELLE SCLERE ERANO SCOMPARSI: ERA RIMASTO SOLO UN NERO UNIFORME, SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ, UN NERO PROFONDO E ABISSALE.
E FU ALLORA CHE LO RICONOBBE.
“DOTTOR LUCARELLI… MA QUINDI…”
“SÌ…”
“FINIREMO SCHIACCIATI CONTRO UNA MONTAGNA?” DOMANDÒ L’INGEGNERE BALBETTANDO.
NELL’AEREO ERA SCESO UN SILENZIO INNATURALE: I PASSEGGERI, MUTI, FISSAVANO IL VUOTO COME IPNOTIZZATI; LA FUSOLIERA AVEVA SMESSO DI TREMARE.
“VEDE INGEGNERE, QUESTA GENTE, QUESTE… PERSONE QUALSIASI… POSSO PURE LASCIARE CHE PIPPO FRANCO SI MASTICHI LE LORO ANIME PER IL RESTO DELL’ETERNITÀ… MA LEI NON DEVE FINIRE SPRECATO IN QUESTO MODO: È DA ANNI CHE LA SEGUO, E HO UN PIANO SPECIALE PER LEI.”