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QUELLA VACANZA A CUBA

AVEVO 19 ANNI.
ERA IL VIAGGIO DELLA MATURITA’, E LA DESTINAZIONE CHE AVEVAMO SCELTO, CON I MIEI AMICI DEL LICEO “ALDA MERINI” DI SAVONA, ERA CUBA.
L’ISOLA CARAIBICA ERA, NELLA NOSTRA IMMAGINAZIONE DI ADOLESCENTI, UN REGNO INESPLORATO DI ALCOOL, SESSO FACILE E SPIAGGE DORATE, IL TUTTO CONDITO DA QUEL RETROGUSTO DI COMUNISMO CHE RENDE LE COSE PIU’ PICCANTI.
MA NELLA MIA MENTE LE IMMAGINI DELLE CUBANE SEMINUDE CHE DANZAVANO ALLA LUCE DELLA LUNA ERANO SOVRASTATE DAL VOLTO DI LEI: PAOLA, LA RAGAZZA DELLA TERZA FILA; PAOLA, SEMPRE GENTILE E AGGRAZIATA; PAOLA, DOLCE BENZINA SUL FUOCO DEI MIEI PIPPACCHIONI.
MENTRE L’AEREO SI AVVICINAVA A DESTINAZIONE, E TUTTI TENEVANO GLI OCCHI INCOLLATI AI FINESTRINI, IO LANCIAVO IL MIO SGUARDO TIMIDO VERSO DI LEI, E IL MIO CERVELLO VAGLIAVA MILLE DIVERSI MODI DI APPROCCIARLA, VALUTANDO PRO E CONTRO DI CIASCUNO, OGNI POTENZIALE DOMANDA E RISPOSTA, OGNI POSSIBILE EVENTUALITA’. QUESTA ERA LA MIA OCCASIONE. NON POTEVO BRUCIARMELA.
AVEVAMO AFFITTATO ALCUNI PICCOLI BUNGALOW SULLA SPIAGGIA. ERA QUASI L’ORA DEL TRAMONTO, E MI STAVO PETTINANDO CON UNA CURA SENZA PRECEDENTI. AVEVO COMPRATO UN MAZZO DI ROSE SGARGIANTI, E QUELLA SERA SAREI ANDATO DA LEI.
UN RUTTO DIETRO DI ME INTERRUPPE I MIEI PREPARATIVI: “FABIO PORCA TROIA. LE DONNE NON VOGLIONO LE ROSE. VOGLIONO IL CAZZO.”
“HA PARLATO L’ESPERTO.”
“CERTO”, REPLICO’ PIERGIORGIO, “LE DONNE APPREZZANO LE COSE CHE SI METTONO NELLA FIGA, NON QUELLE CHE SI METTONO NEI VASI.”
SORRISI.
“GRAZIE. SO CHE STAI CERCANDO DI AIUTARMI. MA PER STAVOLTA LASCIA CHE FACCIA LE COSE A MODO MIO”.
USCII E MI AVVIAI COL CUORE A MILLE VERSO IL BUNGALOW DI PAOLA.
PASSAI LESTO DI FIANCO ALLA SUA FINESTRA, E CON LA CODA DELL’OCCHIO NOTAI QUALCOSA CHE SUL MOMENTO NON RIUSCII AD ELABORARE.
BUSSAI ALLA PORTA.
NESSUNA RISPOSTA.
E ALLORA ME NE RESI CONTO. TORNAI INDIETRO, E DALLA FINESTRA VIDI L’EMPIO SPETTACOLO: PAOLA, NELLA POSIZIONE DEL BASSOTTO, STANTUFFATA CON FOGA ATLETICA DA QUELLO STRONZO DI PIERFRANCO, CHE PERALTRO MI STAVA CORDIALMENTE SUL CAZZO.
LASCIAI CADERE IL MAZZO DI ROSE E MI MISI A CORRERE.
I MIEI PROGETTI SI ERANO DISINTEGRATI IN UN ISTANTE, COME CASTELLI DI CARTE. MI SENTIVO VUOTO E DISORIENTATO.
CONTINUAI A CORRERE PER ALMENO MEZZ’ORA, FINCHE’ NON FUI LONTANO DA TUTTO E DA TUTTI, POI MI FERMAI ESAUSTO.
MI SEDETTI SULLA SPIAGGIA E CON LE LACRIME AGLI OCCHI FISSAI L’ORIZZONTE: IL SOLE STAVA COMINCIANDO A IMMERGERSI NEL MARE, E IL CIELO SI STAVA TINGENDO DI ROSSO.
SENTII UNA MANO SULLA SPALLA: “QUE PASA, COMPANERO?”
MI GIRAI DI SCATTO: LA FOLTA BARBA NERA, L’UNIFORME MILITARE E L’INCONFONDIBILE CAPPELLO NON LASCIAVANO DUBBI.
MI ASCIUGAI LE LACRIME: “COMANDANTE FIDEL!”
“FABIO, PORQUE PIANGI? QUI A CUBA C’E’ UN VECCHIO DETTO: QUANDO UN UOMO PIANGE LA CUELPA ES DE UNA MUJER O DE L’IRPEF.”
“TEMO SI TRATTI DEL PRIMO CASO, COMANDANTE.”
CASTRO SI SEDETTE DI FIANCO A ME.
“LASCIAME INDOVINAR: TIENE UN OTRO HOMBRE…”
GUARDAI IN BASSO, ANNUENDO.
“PENSAVI QUE ERA TODO POR TI, E ORA SENTI QUE NO TIENI MAS UNO SCOPO NELLA VIDA.”
ALZAI LO SGUARDO VERSO FIDEL. SEMBRAVA CHE IL VECCHIO GUERRIGLIERO AVESSE LA CAPACITA’ DI SCRUTARE NEL PROFONDO DELLA MIA ANIMA.
“NO TE PREOCUPES, FABION. E’ CAPITATO A TODOS. YO TAMBIEN ALLA TUA ETA’ ERO PIENO DI DUBBI, DI INSICUREZZE. MI SENTIVO INADEGUATO Y ODIAVO ME MISMO, Y ODIAVO DIOS POR AVERME CREATO.”
FIDEL PRESE AD ACCAREZZARSI LA BARBA. I SUOI OCCHI FISSAVANO NEL PASSATO.
“Y POI TODO CAMBIO’, CHICO. VENNE LA REVOLUCION, LA GUERILLA. IMPARAI A DISTINGUERE LE COSE IMPORTANTI DA QUELLE QUE NO LO SONO.”
ESTRASSE DUE SIGARI DALLA TASCA E ME NE PORSE UNO.
“TIENI FABIO, ASSAGGIA UN POCO DEL SAPORE DE CUBA.”
PRESI IL SIGARO FRA LE LABBRA, E UN GUSTO ANTICO MI PERVASE LA GOLA. E ALL’IMPROVVISO, BENCHE’ FOSSI DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO, MI SENTII A CASA. QUELLO ERA LO STESSO SAPORE DI QUANDO, DA PICCOLO A SAVONA, COSTRUIVO LA CASA SULL’ALBERO INSIEME AI MIEI AMICI, LO STESSO SAPORE DELLE CAREZZE DI MIA NONNA, LO STESSO SAPORE DEL CORTILE DIETRO CASA.
“CHUPALO COSI’, BRAVO FABIO… ECCO, VEDI? SONO QUESTE LE COSE IMPORTANTI, LE COSE PEQUENE DE LA VIDA: UN SIGARO SU LA PLAYA, UNA BRISCOLA CON LOS AMIGOS, EL PROFUMO DEI TORTELINI IN BRODO, AGE OF EMPIRES II HD… COL TEMPO IMPARERAI A RICONOSCERLE. Y IMPARERAI QUE LA VIDA E’ UN’AUTOSTRADA DI POSSIBILITA’. NON C’E’ MAI UNA FINE. SI PUO’ SEMPRE RICOMINCIARE DA CAPO. ORA TI SEMBRA DI PRECIPITARE NEL VUOTO FABIO, MA DEVI SAPERE CHE C’E’ SEMPRE UN APPIGLIO.”
MI MISE LA MANO SU UNA COSCIA.
LO GUARDAI CON GLI OCCHI LUCIDI.
“GRACIAS, COMANDANTE.”
“DE NADA FABIO. DE NADA.”
“MI CHIEDEVO SOLO UNA COSA, COMANDANTE: PERCHE’ IL SUO SPAGNOLO E’ COSI’ STRANO?”
“MIA MADRE ERA DI VIMERCATE.”
CASTRO AVVICINO’ IL VOLTO AL MIO: MENTRE LA SUA MANO SCORREVA SULLA MIA COSCIA, SENTII LA BARBA ISPIDA PUNGERMI LA PELLE. AVEVA QUALCOSA DI ARTIFICIALE.
MI TIRAI INDIETRO, E LA STRAPPAI.
IL MONDO, PER UN ISTANTE, SMISE DI GIRARE: L’EMPIO ORRORE DEL VOLTO DI EZIO GREGGIO MI FISSAVA PIENO DI RABBIA E FRUSTRAZIONE.
IL VILE MI SI AVVENTO’ ADDOSSO CON FEROCIA. MI PRESE ALLA GOLA. E TESE UNA MANO VERSO I MIEI GENITALI.
RIUSCII A BLOCCARLA, MA SENTIVO I SUOI ARTIGLI SFIORARMI IL COSTUME DA BAGNO.
GREGGIO, CON LA BAVA ALLA BOCCA, MI GRACCHIO’ IN FACCIA: “DI’ LE TUE PREGHIERE FABIO. SONO PIU’ FORTE DI TE.”
STAVO PER CEDERE. CHIUSI GLI OCCHI E MI PREPARAI ALLA FINE.
POI SENTII UNO SPARO NELL’ARIA.
QUANDO RIAPRII GLI OCCHI, VIDI GREGGIO CHE VOLTEGGIAVA NELLA SUA FORMA DI GARGOYLE VERSO LA LUNA CARAIBICA. “HASTA LA VICTORIA SIEMPRE FABIO”.
PIERGIORGIO, CON LA PISTOLA ANCORA FUMANTE, MI AIUTO’ A RIALZARMI.
“BEH VEDO CHE DA SCOPARE COMUNQUE AVEVI TROVATO.”
“AHAHAHAH, VERO?”
POI SI FECE SERIO, E ABBASSO’ LO SGUARDO:
“MI DISPIACE PER PAOLA FABIO.”
“A ME NO. NON MI DISPIACE AFFATTO, PIERGIORGIO. TI VOGLIO BENE.”
LO ABBRACCIAI.
“ANCHE IO, FABIO. ANCHE IO.”

RODOTA’, COSTITUZIONALISTA LETALE

LA DICIOTTENNE MOLDAVA EBBE UN SUSSULTO, MENTRE LE DITA NODOSE DI STEFANO RODOTÀ ACCAREZZAVANO LA SUA PELLE MORBIDA.

“SSSSSH”, SIBILÒ IL GREVE COSTITUZIONALISTA, “RISPARMIA LE LACRIME PER QUANDO USCIRÀ IL SANGUE.”

CON UN GESTO BRUSCO PRESE IL PORTAFOGLI, CHE COME TUTTI I VERI COMUNISTI TENEVA SALDAMENTE A DESTRA, E NE ESTRASSE UN PEZZO DA CINQUANTA, CACCIANDOLO SPREZZANTE NELLA BORSA DELLA RAGAZZA. QUINDI SI ABBASSÒ LA CERNIERA, LIBERANDO DI COLPO IL PODEROSO RANDELLO DELL’INTELLIGHENZIA SOVIETICA.

LA GIOVANE GRIDÒ DI ORRORE, DIMENANDOSI E CERCANDO DI FUGGIRE, MA CON UN PAIO DI SBERLE BEN ASSESTATE RODOTÀ LA PIEGÒ NELLA POSIZIONE DEL KULAKO, PRONTO AD EFFETTUARE UN VIOLENTO ESPROPRIO PROLETARIO SUL SUO CANDIDO CULO.

CON INAUDITA FEROCIA RIVOLUZIONARIA, L’ATROCE KATIUSCIA RIGONFIO DI LUSSURIA PENETRÒ LE TERGA DELLA RAGAZZA, SCOPERCHIANDOLE COME IL PALAZZO D’INVERNO NELL’OTTOBRE DEL 1917.

LIUDMILA URLÒ DI DOLORE, MA LA PURGA STALINIANA NEI CONFRONTI DEI SUOI LOMBI INDIFESI PROSEGUI’ SENZA MISERICORDIA.

INFINE, RODOTA’ ASSESTÒ GLI ULTIMI COLPI DI COLLETTIVIZZAZIONE FORZATA ALLE NATICHE DELLA MOLDAVA, QUINDI SFILO’ IL GROSSO KOLCHOZ DALL’ANO E, SPRUZZANDO GLORIOSI FIOTTI DI CREMA BOLSCEVICA SULLA SUA VITTIMA, URLÒ GORGOGLIANDO IL GRIDO DI VITTORIA: “VITALIZIOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!卐!!!!!卐!!!!!卐!!!!!卐!!!!!卐”