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I DUBBI DEL DIO-LUMACA

LA LUCE DELLA LUNA SI RIFLETTEVA SULLA SUPERFICIE UMIDA DELLA SUA PELLE, GENERANDO BAGLIORI MULTICOLORE CHE VIBRAVANO ALL’UNISONO CON L’ORRIDO RESPIRO DELLA CREATURA.

IL CARRO, STIPATO DI VITTIME TREMANTI, SI STAVA AVVICINANDO AL PROMONTORIO. IL DIO LUMACA PROTESE LE ANTENNE, E ANNUSÒ L’ARIA: QUESTA PARTITA DI PENSIONATI SI PREANNUNCIAVA PARTICOLARMENTE GHIOTTA; IL PROFUMO DELLE LORO CARNI FLOSCE E STAGIONATE GIÀ STIMOLAVA LE GHIANDOLE SALIVARI DELL’EMPIA DIVINITÀ GASTEROPODE.

QUELLA PASQUA, COME OGNI PASQUA ORMAI DA MILLENNI, CIASCUN COMUNE AVEVA DOVUTO FORNIRE ALMENO UN PENSIONATO, ESTRATTO A SORTE FRA LA POPOLAZIONE. I SEGRETARI DEL PD LOCALE LI AVEVANO PREPARATI AL VIAGGIO, AMMORBIDENDOLI A BASTONATE, PER POI CARICARLI SUL NERO CARRO CHE LI AVEVA CONDOTTI A RIGNANO SULL’ARNO.

RENZI LI AVREBBE INGHIOTTITI, MA NON SAREBBERO MORTI: MILIONI DI ANNI DI DIGESTIONE LI ATTENDEVANO NELLE VISCERE DEL DIO-LUMACA, MILIONI DI ANNI PASSATI A PREGARE DI MORIRE.

TUTTAVIA, LA MORTE NON SAREBBE GIUNTA IN LORO SOCCORSO: ERA UN CONCETTO CHE RENZI AVEVA ROTTAMATO, TANTO TEMPO PRIMA, INSIEME AL CONCETTO DI PIETÀ.

LA SUA MENTE INVERTEBRATA CONTEMPLAVA ORMAI SOLO IL DOMINIO COMPLETO DELLO SPAZIO-TEMPO, E LA CONSAPEVOLEZZA ILLIMITATA CHE QUESTO COMPORTAVA. NON C’ERA PIÙ POSTO PER LE PULSIONI DELL’ANIMO UMANO, ALMENO APPARENTEMENTE.

EPPURE QUEL PENSIERO CONTINUAVA A TORMENTARLO, COME UNA PUNTURA DI SPILLO NEI MEANDRI DEL SUBCONSCIO PIÙ DIFFICILI DA RAGGIUNGERE: IL PENSIERO CHE IN ERE DIFFERENTI AVEVA AMATO, ED ERA STATO AMATO.

MA NELLA RICERCA DEL CONSENSO ASSOLUTO, NELLA SUA INTIMA MANIPOLAZIONE DEL CONTINUUM SPAZIO-TEMPO, MARIA ELENA ERA SCOMPARSA. NESSUNO SI RICORDAVA DI LEI. ESISTEVA ORMAI SOLO COME VIBRAZIONE RESIDUA NELLA GRANDE EQUAZIONE DELL’UNIVERSO, UN PUNTO MANCANTE NELL’ABISSO DELL’ETERNITÀ.

SI POTEVA AMARE QUALCOSA CHE NON ERA MAI ESISTITO?

AVREBBE VOLUTO DOMANDARLO AD ORFINI, COL CAPPUCCIO NERO CALATO SULLA FRONTE, LÌ AL SUO FIANCO.

ERA L’UNICO ORMAI IN GRADO DI INTERPRETARE I SUOI RANTOLI E GORGOGLII, E DI TRADURLI IN LINGUAGGIO UMANO. L’UNICO, SI DICEVA, A NON AVER PAURA DEL SEGRETARIO-IMPERATORE.

SI POTEVA AMARE QUALCOSA CHE NON ERA MAI ESISTITO?

NON GLIELO AVREBBE CHIESTO.

NON POTEVA DARE SEGNI DI DEBOLEZZA.

DEL RESTO CONTADINI E VIANDANTI POTEVANO AMARE, ED ESSERNE CONVINTI: AMARE DELL’AMORE PIÙ PURO CHE UNA MENTE UMANA POSSA CONCEPIRE.

MA LÌ STAVA IL PROBLEMA, E RENZI LO SAPEVA, NEI LIMITI DELLA PERCEZIONE UMANA.

DARE UN NOME NOBILE A UN LAMPO DI SINAPSI NON NE CAMBIAVA L’ESSENZA: NON C’ERA NULLA DI TRASCENDENTE IN QUELLA FREDDA REALTÀ CHIMICA.

UN’ILLUSIONE MALINCONICA E INSULSA, RISPETTO ALLA GLORIA DEL CONTROLLO TOTALE E DEL POTERE ASSOLUTO.

EPPURE QUELLO SPILLO CONTINUAVA A PUNGERE, IMPERTERRITO E FASTIDIOSO.

IL PRIMO PENSIONATO ERA LÌ, NUDO E INERME DI FRONTE A LUI.

E RENZI PENSÒ CHE I RAGIONAMENTI A STOMACO VUOTO NON LO AVEVANO MAI PORTATO A NULLA.